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Anticorpi monoclonali, la cura sperimentale data a Trump

L'estrazione degli anticorpi da un paziente guarito (ansa)
Questi farmaci sono una promessa contro il Covid, ma si trovano ancora in fase sperimentale. Nonostante questo, al presidente Usa è stata infusa la dose massima. Anche in Italia due gruppi al lavoro su una terapia simile. Risultati previsti per la primavera
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Senza ancora aver completato il riscaldamento, scendono in campo gli anticorpi monoclonali. Appena somministrati al presidente americano Donald Trump, questi farmaci sperimentali contro il Covid sono per molti una vera promessa. Sono ancora troppo giovani, però, per aver giocato partite importanti. Si trovano nella fase tre dei test: infusi a poche centinaia di volontari, positivi ma senza bisogno di ricovero, e nemmeno la Food and Drug Administration americana se l’è sentita in una fase così preliminare di autorizzarli con procedura d’urgenza per la popolazione generale. Meglio aspettare i risultati definitivi, si è deciso.

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Nonostante questo, oggi gli anticorpi monoclonali dell’azienda statunitense Regeneron sono stati somministrati via flebo al Patient One: il presidente degli Stati Uniti. E nella dose massima consentita dalle sperimentazioni: 8 grammi. Un vero battesimo di fuoco.

Gli anticorpi monoclonali sono anticorpi realizzati in laboratorio a partire dagli anticorpi naturali dei pazienti guariti dal Covid. Sono indicati – almeno a quanto suggeriscono le sperimentazioni – per quei pazienti dal sistema immunitario debole che non riescono ad attivare anticorpi propri contro il coronavirus. Selezionare gli anticorpi migliori, nel plasma dei pazienti guariti, non è facile: alcuni sono molto più potenti di altri, nel bloccare il coronavirus che tenta di penetrare nelle nostre cellule per replicarsi.

Agiscono legandosi al microrganismo, impedendogli di entrare nelle nostre cellule e permettendo ad altri attori del sistema immunitario di eliminarlo. Di fronte a un virus nuovo, gli anticorpi hanno però bisogno di tempo (7-10 giorni) per formarsi, organizzarsi, ed entrare in azione. Nel Covid alcuni pazienti fanno molta più fatica di altri a produrli, e questo è uno dei motivi per cui a volte i sintomi sono molto gravi.

Una volta effettuata la scelta degli anticorpi naturali più promettenti in laboratorio, inizia la produzione delle copie artificiali. La Regeneron - che in passato aveva messo a punto un metodo simile contro Ebola - usa un cocktail di due diversi anticorpi: due “poliziotti” possono riuscire ad ammanettare meglio il virus. Altri laboratori (come il Toscana Life Sciences di Siena) ne usano invece tre in combinazione. Al lavoro su questa terapia, in Italia, c’è anche l’università di Roma Tor Vergata, in collaborazione con lo Spallanzani.

I gruppi italiani promettono di completare i test in primavera. Le aziende americane Regeneron ed Eli Lilly sono invece già scattate alle fasi successive delle sperimentazioni, con risultati promettenti. Il cocktail di Regeneron di Trump era stato in precedenza somministrato a 275 pazienti. Aveva dimostrato di ridurre in modo significativo la quantità di virus, almeno nella dose massima di 8 grammi, e di non presentare rischi per la salute, ma solo in un comunicato stampa dell’azienda, senza ancora la pubblicazione dei dati su una rivista scientifica. La dose più bassa invece non ha dato risultati di rilievo.

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Il collo di bottiglia, se questi farmaci verranno approvati, sarà il costo. Produrli non è infatti banale né veloce. Una dose dovrebbe costare diverse migliaia di euro. Sicuramente non si tratterà di una cura di massa: gli anticorpi monoclonali potrebbero essere riservati ai malati gravi. Oltre che come terapia, potrebbero servire anche come profilassi per le persone molto esposte, soprattutto negli ospedali. Una sperimentazione di questo tipo con il farmaco di Regeneron è in corso in Gran Bretagna. Sono efficaci fin da subito, nel momento in cui vengono somministrati. Ma non durano a lungo. A differenza del vaccino, il loro effetto svanisce dopo poche settimane.

A Trump viene somministrato anche il remdesivir, un antivirale prodotto dall'americana Gilead che ha dimostrato qualche segno di efficacia contro il Covid. Gli Stati Uniti, a luglio, avevano acquistate tutte le scorte prodotte da lì a fine settembre, lasciando solo il minimo indispensabile al resto del mondo. Non ci sono notizie che il presidente stia ricevendo clorochina. Gli altri farmaci elencati nel documento del medico della Casa Bianca sono prodotti da banco o considerati poco efficaci.