Perché nessuno parla del processo a Julian Assange

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Perché nessuno parla più di Julian Assange? Dieci anni fa esatti i cinque più grandi giornali del mondo decidevano di pubblicare contemporaneamente migliaia di documenti segreti relativi alle guerre americane in Iraq e Afghanistan. Fu imbarazzante per il governo americano, in quei file erano documentati atti orribili.

Quei documenti i giornali li avevano ottenuti da
Wikileaks, un'organizzazione ancora oggi piuttosto misteriosa con un sito che nasceva con l'obiettivo di pubblicare documenti segreti per smascherare corruzione e soprusi.

Dal 2006 ad oggi non ha mai smesso: siamo attorno ai 10 milioni di file ma fa meno scalpore. In quel momento, nel 2010, da molti veniva vista come la nuova frontiera del giornalismo investigativo e, per alcuni, della democrazia; e il suo fondatore, il giornalista australiano Julian Assange, era diventato una sorta di icona da stampare sulle t-shirt. Ricevette anche diversi premi importanti ma è come se chi li aveva assegnati (l'Economist, Le Monde, Yoko Ono....), nel frattempo si fosse pentito. 

Infatti in questi dieci anni sono accadute moltissime cose che a molti hanno fatto radicalmente cambiare opinione di Wikileaks (in particolare resta da chiarire il ruolo dell'organizzazione nella elezione di Trump del 2016, o meglio, nel danneggiare la rivale Hillary Clinton pubblicando molte email del partito democratico non si sa ottenute come: dai russi?).

Sono passati dieci anni e in questi giorni Julian Assange, che nel frattempo nel ha compiuti 49, è sotto processo a Londra: è stato formalmente accusato dal governo americano di spionaggio in base ad una legge del 1917; e in caso di estradizione negli Stati Uniti rischia 175 anni in un carcere di massima sicurezza. Come buttare la chiave. 


Insomma, da tre settimane è in corso un processo e per alcuni è addirittura "il processo del secolo", "il processo alla libertà di stampa e di espressione", "l'ultimo tentativo di vedere se c'è ancora qualcosa di buono nelle nostre democrazie". È in corso da tre settimane un processo che per certi versi sembra un regolamento di conti sommario e nessuno ne parla davvero. A causa del covid-19 le presenze nell'aula sono rigidamente contingentate e per capire quello che accade alle udienze bisogna seguire qualche profilo di Twitter, o il blog di un ex ambasciatore britannico ammesso in aula, mentre per esempio non sono stati ammessi gli osservatori di Amnesty International e questo non è mai un buon segno. 

Il punto non è essere già convinti della colpevolezza o dell'innocenza di Assange, il punto è potersi informare: per esempio pare che nel processo sia emerso che ai tempi non ci fu nessun furto delle password del Pentagono per trafugare i documenti, ma il soldato Chelsea Manning, che aveva accesso alla rete dove erano custoditi, li aveva scaricati e trasmessi per conto suo; e pare che non fu Wikileaks il primo sito a pubblicarli, ma un altro, due giorni prima, e che a costoro il governo americano non ha mai chiesto di rimuoverli.

Pare, anzi, questo è certo, che un centinaio di ex capi di Stato o di governo (quasi tutti sudamericani, alcuni però assai controversi), più i parlamentari di tanti Paesi, un paio anche italiani (del M5s), più un premio Nobel per la Pace, l'argentino Adolfo Perez Esquivel, insomma più di cento persone importanti abbiano firmato un appello per la liberazione di Assange.

Non sarà forse "il processo del secolo", ma è un processo rilevante: in ballo non c'è solo il destino di un uomo che rischia una condanna infinita per aver pubblicato cose vere; in ballo c'è anche la possibilità di fare giornalismo investigativo pubblicando documenti governativi che un governo non vuole pubblicare; proteggere le fonti; in ballo c'è in definitiva la possibilità di essere informati di tutto.

È un bene o un male? Quali sono i limiti della libertà di informare ed essere informati? Sono temi rilevanti e sono i temi di questo processo (
la cui sentenza è attesa dopo l'elezione del presidente degli Stati Uniti del 3 novembre). Va detto che Julian Assange in questi dieci anni ha anche fatto diversi errori risultando antipatico a molti che lo avevano in simpatia. Ma non è della sua simpatia che si dibatte nell'aula del tribunale di Londra.

Perché allora non ne parliamo? Di chi abbiamo paura? Perché questa fretta di cancellare Julian Assange?