Cronaca

Decreti sicurezza, la Consulta conferma: "Incostituzionale negare l'iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo"

Alla vigilia delle modifiche ai decreti voluti da Matteo Salvini, i Supremi giudici si pronunciano sulla questione di legittimità sollevata da diversi tribunali: "Norma irragionevole"

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Vietare l'iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo è incostituzionale. Dopo le tante sentenze di Tribunale e Corte d'appello che in questi mesi hanno accolto ricorsi di immigrati ordinando ai Comuni di procedere alla loro iscrizione nelle liste anagrafiche, oggi arriva l'atteso verdetto della Consulta ad affermare che il primo decreto sicurezza, voluto dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini è incostituzionale per violazione dell'articolo 3 della Costituzione.

La pronuncia della Consulta è arrivata dopo le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai tribunali di Milano, Ancona e Salerno. Un verdetto che assume particolare rilevanza visto che arriva durante l'iter di modifica dei decreti sicurezza. Nella bozza del nuovo provvedimento preparata dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese questo articolo scompare. Il governo ha già previsto che il nuovo provvedimento sull'immigrazione ripristinerà l'iscrizione all'anagrafe per i richiedenti asilo che, negli ultimi due anni, sono stati privati di alcuni diritti costituzionalmente garantiti, a cominciare dalle cure sanitarie.

"È irragionevole la norma che preclude l'iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo", stabilisce la Consulta. In attesa del deposito della sentenza, l'Ufficio stampa della Corte fa sapere che la disposizione censurata non è stata ritenuta dalla Corte in contrasto con l'articolo 77 della Costituzione sui requisiti di necessità e di urgenza dei decreti legge.
Tuttavia, prosegue la nota, "la Corte ne ha dichiarato l'incostituzionalità per violazione dell'articolo 3 della Costituzione sotto un duplice profilo: per irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza; per irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l'accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti".

"La Corte costituzionale conferma l'assurdità di alcune delle scelte propagandistiche volute dall'ex ministro Salvini, i cui decreti hanno prodotto molti effetti negativi per tutti. Escludere dall'iscrizione anagrafica i richiedenti asilo era irragionevole econtroproducente, oltre che incostituzionale. Se l'idea sbandierata era quella di ottenere più sicurezza, in realtà si è ottenuto l'esatto contrario - il commento del viceministro dell'Interno Matteo Mauri - non è un caso che, nel lavoro che stiamo facendo sul decreto immigrazione, ci sia già scritto nero su bianco che verrà reintrodotta l'iscrizione all'anagrafe. Su questo e su altro stiamo lavorando a un provvedimento per affrontare con pragmatismo il fenomeno dell'immigrazione e per azzerare gli effetti negativi dei decreti Salvini".

"Il tempo è galantuomo. Nelle riunioni dell'allora maggioranza avevamo detto più volte alla Lega che l'abolizione della norma sull'iscrizione anagrafica sarebbe stata incostituzionale. Sordi e ottusi, sono andati avanti con minacce e ricatti, scambiando le leggi per spot. La sentenza della corte è un duro colpo per quel modo di fare politica. La Consulta oggi ribadisce il principio di uguaglianza, sancito dalla costituzione, che quella norma ha chiaramente violato - dice Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e deputato del Movimento 5 stelle - Il ministro Lamorgese ha già proposto nelle riunioni di maggioranza di reinserire quella norma e il movimento compatto ha detto sì. È una questione non solo di civiltà e di integrazione, ma anche di vera sicurezza. Solo l'iscrizione anagrafica permette una vera tracciabilità delle persone".