15 marzo 2020 - 08:03

Coronavirus, rider e il boom delle consegne a domicilio: kit di protezione e clienti «a distanza»

Assodelivery ha iniziato la distribuzione ai rider delle mascherine. Deliveroo e Uber Eats istituiscono un fondo di sostegno ai fattorini. La Cgil avverte rischi sulla filiera: «Malati e quarantene, necessario limitare le consegne online ai beni di prima necessità»

di Stefania Chiale

Coronavirus, rider e il boom delle consegne a domicilio: kit di protezione e clienti «a distanza»
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Nella gigantesca quarantena a cui il Paese è sottoposto per tentare di arginare l’epidemia da coronavirus, Assodelivery, l’associazione dell’industria italiana della consegna di cibo a domicilio, ha iniziato ieri a distribuire mascherine a tutti i rider. Una decisione «di responsabilità sociale», precedente a quella del governo nei confronti di tutti i lavoratori ancora attivi, che dovrebbe rassicurare utenti e fattorini. Non solo: tra le iniziative, c’è la consegna contactless (senza contatto)già attiva per Glovo, Just Eat e da ieri per Deliveroo, che come Uber Eats istituisce anche un fondo per assistere finanziariamente i rider contagiati o in isolamento (il primo chiarisce che sarà in base allo storico delle consegne, il secondo che l’assistenza coprirà fino a 14 giorni). Chiusa dopo l’ultimo decreto governativo ogni forma di ristorazione salvo quella con consegna a domicilio, e con l’obbligo di non uscire di casa se non per necessità urgenti, il servizio di consegna di spesa e cibo pronto è diventato per molti essenziale. Per garantire il quale è in atto uno sforzo da parte di tutti gli operatori del settore: dalla grande distribuzione (come Esselunga o Carrefour) alle Dot-com (come Amazon o Cortilia) alle società di food delivery.

«Assodelivery sta distribuendo le mascherine ai rider che operano con le piattaforme aderenti (Deliveroo, Glovo, Just Eat, Uber Eats e Social Food, ndr) — dice il presidente Matteo Sarzana al Corriere—. È un’iniziativa aggiuntiva a quanto previsto dalla normativa, sviluppata in un’ottica di responsabilità sociale». L’ordine è arrivato solo due giorni fa. I dispositivi verranno messi a disposizione anche in alcuni ristoranti partner e in punti d’incontro. «Ne siamo felici», commenta Nicolò Montesi, presidente Anar, Associazione nazionale autonoma dei riders. «Sapevamo che ci sarebbe voluto del tempo per farle arrivare. Il 75% dei rider vuole continuare a lavorare: è giusto che le società distribuiscano i dispositivi di protezione che servono».

Attraverso la definizione delle linee guida Assodelivery-Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), è stato «messo a punto un decalogo — spiega inoltre Sarzana — per fare in modo che preparazione, ritiro e consegna del cibo avvengano in sicurezza»: dalla distanza di almeno un metro nelle attività dei ristoranti e nella consegna, all’igienizzazione di tutti i pacchi, al ritiro e consegna senza contatto diretto. Glovo distribuirà, non appena arriveranno, anche guanti usa e getta e gel disinfettante: «Ci siamo subito mossi per cercare di avere i dispositivi di protezione individuale — dice la country managerElisa Pagliarani —. Ma, come per tutti, le tempistiche di approvvigionamento sono lunghe».

Per quanto riguarda la consegna di cibo pronto «c’è stata una flessione iniziale dovuta alla chiusura dei ristoranti — continua Pagliarani —, ora stiamo vedendo una ripresa. Mentre nell’ultima settimana sono aumentate di cinque volte le richieste di spesa a domicilio e di tre volte quelle di consegna farmaci». Per andare incontro alla necessità della collettività di evitare spostamenti, la maggior parte delle app si sono adoperate con iniziative solidali, come la consegna a domicilio gratuita per gli over 65 o per tutti. «L’incremento della domanda di spesa alimentare online — spiega Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio Ecommerce del Politecnico di Milano — tra gli operatori della grande distribuzione, le Dot.com e le app per la consegna a domicilio, ha portato a più del raddoppio del volume di vendite». Ci sono «disservizi dovuti a un picco non immaginabile», ma «è lodevole lo sforzo che sta facendo il settore per fronteggiarlo: con investimenti in tecnologia, l’innovazione di modelli di business e di procedure per il ritiro e la consegna».

Di fronte all’incremento di domanda online di beni di prima necessità, la filiera non potrà reggere, secondo i sindacati, a meno di un ripensamento temporaneo del modello: «A emergenza si risponde con soluzioni di emergenza: se non si limita la spesa online ai soli beni essenziali (alimenti e farmaci), non si riuscirà più a distribuirli alle persone», avverte Luca Stanzione, segretario generale della Filt Cgil. «Iniziamo ad avere malati e persone in quarantena tra i driver. Amazon invece continua a fare pubblicità per incentivare l’acquisto online: un atteggiamento irresponsabile».

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