Esteri

Coronavirus, i documenti che inchiodano la Cina: "Tardò a dare informazioni"

(ansa)
Un'inchiesta dell'agenzia "Ap" scagionerebbe l'Organizzazione mondiale della sanità: l'Oms chiese con insistenza dati sul Covid 19, ma da Pechino non ci fu alcuna risposta
2 minuti di lettura
NEW YORK - Un'inchiesta della Ap su documenti top-secret dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) relativi al Covid-19 e su registrazioni di incontri riservati dei suoi dirigenti, sembra scagionare Tedros Adhanom Ghebreyesus, l'ex-ministro della Sanità dell'Etiopia diventato direttore generale dell'Organizzazione.

Donald Trump, accusando Ghebreyesus di essere una marionetta nelle mani di Pechino, ha tagliato i finanziamenti americani all'Oms (450 milioni di dollari) proprio nel mezzo della pandemia. D'altra parte, il presidente cinese Xi Jinping, pur avendo imposto l'esponente etiopico nel 2017 al vertice dell'organizzazione ginevrina, e a dispetto dei suoi continui solleciti, ha fornito in ritardo il genoma e altre informazioni sul Covid 19, contribuendo al caos (e al numero di vittime). Stretta tra due fuochi, l'Oms ha preferito finora tirar dritto, rinunciando a polemiche e concentrandosi sulla lotta all'epidemia. Ma le nuove informazioni sembrano indebolire le posizioni di Washington e Pechino.

Coronavirus, Trump contro l'Oms: "L'organizzazione ha insabbiato la diffusione dell'epidemia"

Non c'è dubbio - ed è questa la prima conclusione dell'indagine sull'Oms - che Pechino abbia agito in cattiva fede: non solo per i ritardi nel comunicare l'evoluzione della epidemia, ma soprattutto per la questione del genoma, cioè della mappa genetica del virus.
Gli scienziati cinesi, grazie anche all'esperienza acquisita con altre epidemie, a cominciare dalla Sars - erano ben attrezzati per un esame genetico dei virus, che era essenziale per individuarla ovunque si manifestasse e per combatterla.
Il problema? Che la presenza del coronavirus a Wuhan fu mappata una prima volta il 27 dicembre 2019 da Vision Medicals, un centro privato cinese, e poi ancora da altri laboratori privati o pubblici, come il centro statale per le malattie infettive. Ma niente trapelò: tant'è vero che il 5 gennaio 2020, dopo la dichiarazione assolutoria del celebre virologo cinese Zhang Yongshen, l'Oms dichiarò che non c'erano rischi di una trasmissione uomo-uomo e quindi di misure restrittive per i viaggiatori.
La realtà era ben diversa: il virus si stava propagando a grande velocità. Forse Ghebreyesus e i suoi collaboratori avevano forti sospetti, ma non sapevano che cosa fare. L'inchiesta della Ap si concentra proprio su questo punto: l'Onu e le sue agenzie non avevano poteri sufficienti per esigere dai Paesi membri le informazioni di cui avevano bisogno. Ginevra chiedeva, Pechino non rispondeva. Chiedeva, ad esempio, dati sulle infezioni, in modo da capire la velocità dell'infezione o il tipo di pazienti. Dall'altra parte, c'era solo il silenzio.
Tedros sperava di avere una copia del genoma, in modo da avvertire altri su un potenziale pericolo: anche qui senza risposta, nonostante ci fossero vari laboratori cinesi impegnati nelle analisi di laboratorio. Secondo l'inchiesta della Ap, il groviglio di ritardi e incompetenze ha creato problemi per l'Oms, in termini di immagine, e persino di sopravvivenza. D'altra parte, è proprio il comportamento di Stati Uniti e Cina, le due maggiori potenze, a sollevare interrogativi e critiche. E a portare alla richiesta di una maggiore apertura di tutti al potere investigativo di Ginevra.