Milano

Coronavirus, i parenti degli anziani al Trivulzio: "Petizione online per conoscere la verità, servono i tamponi"

Si muove anche il comitato ufficiale. "Muoiono in tanti, devono fare i tamponi agli ospiti e a tutti i medici e gli infermieri". La richiesta: "Vogliamo sapere come vengono trattati i casi sospetti"
2 minuti di lettura
"Sono il figlio di una anziana, ospite del Pio Albergo Trivulzio. La pandemia di coronavirus non ci permette di vedere i nostri cari nelle Residenze per anziani. Però sappiamo che muoiono in tanti tutti i giorni e nessuno ci dice perché. Vogliamo che a tutti gli ospiti e al personale del Pio Albergo Trivulzio e delle Rsa venga fatto il tampone di verifica del Covid- 19. Vogliamo sapere come vengono curati. Gli anziani sono persone e non materiali di scarto. Lo vogliamo subito, è già troppo tardi". Gianfranco Privitera, ingegnere, 72 anni, ha lanciato su Change.org questa petizione che ha già raccolto oltre 100 adesioni. Oggi, al turno per il ritiro della biancheria dei loro parenti ricoverati, i familiari si incontreranno nella coda al Pat. E lì sicuramente circolerà ulteriormente l'appello, una iniziativa partita dal basso. Ma si sta muovendo anche il centinaio di parenti che sono nel Comitato riconosciuto dallo stesso Pat, tanto che esiste un protocollo d'intesa e una stanza assegnata per le riunioni.


Pio Albergo Trivulzio, operatori senza mascherina e guanti: i video-denuncia girati all'interno

Ieri è stato steso un comunicato che verrà inviato alla direzione generale del Trivulzio e alle istituzioni pubbliche, a cominciare dalla Regione e dal Comune, ma anche al prefetto Renato Saccone, come ai giornali. Il documento è alla firma dei familiari, molti dei quali temono per la salute dei loro cari e pur riconoscendo lo sforzo dei sanitari e degli infermieri, sono molto critici sulla gestione dell'emergenza che è stata fatta dai vertici dell'istituto. In questa seconda lettera si sollecita che vengano fatti i tamponi agli ospiti e che vengano rinforzati gli organici che sono allo stremo per i turni allungati e le assenze dovute alla malattia e alle quarantene.

Si parla della "forte preoccupazione che angoscia tutti i parenti nel non sapere condizioni dei nostri cari" e si chiedono "risposte concrete", come i tamponi ai pazienti ospiti della struttura e al personale, "carente perché gravemente decimato". Si chiede anche di sapere come vengono trattati i casi sospetti: "Se vengono isolati, se c'è un reparto apposito, quale protocollo terapeutico viene applicato ai casi sospetti e non, in presenza del coronavirus". I familiari vogliono sapere se gli anziani riescono ad essere assistiti. Prima figli e nipoti entravano in Baggina per imboccare i nonni, per farli muovere un pochino, oggi chi lo fa? "E dove mangiano i nostri vecchi?" si chiedono le famiglie. Tutti assieme al tavolo, o in camera? Qualcuno vorrebbe essere ammesso a visitare i reparti, con le opportune protezioni sanitarie. Una richiesta che verrà fatta nella stessa lettera rivolta al direttore Giuseppe Calicchio.

Coronavirus, Gallera il 6 aprile diceva: "Al Pio Trivulzio solo 18 le persone decedute per Covid"

Quel che è certo, è che gli anziani non venivano mandati in pronto soccorso né accadrà in futuro, visto che una delibera della Regione del 30 marzo confermava indirettamente la direttiva dello stesso Pat ai propri medici: meglio curare i pazienti nella residenza che mandarli in ospedale. "Muoiono in ambulanza èe in astanteria", spiegò una comunicazione interna inviata da Pierluigi Rossi, direttore del dipartimento sociosanitario. Gli ospiti della Baggina sono considerati troppo fragili per un intervento di questo tipo, "trasportarli avrebbe solo peggiorato la loro situazione", ha spiegato l'assessore regionale alla Salute, Giulio Gallera. Il quale da parte sua ha difeso la bontà delle delibere emanate dal Pirellone. Anche l'arcivescovo Mario Delpini ha inviato i suoi saluti a tutti gli ospiti delle residenze per anziani: "Vi sono vicino in questo momento incerto, così anche al personale sanitario e alle strutture, vorrei arrivare da voi per i miei auguri di Pasqua".

Coronavirus, Pio Albergo Trivulzio. Un'infermiera: "Ci hanno sempre tenuto tutto nascosto"