6 marzo 2020 - 10:43

Coronavirus: cosa succede a chi si ammala? Tutte le tappe

Dalla segnalazione, al tampone, al ricovero nelle stanze in isolamento. Che cosa succede da quando sono dichiarato positivo fino alla guarigione

di Silvia Turin

Coronavirus: cosa succede a chi si ammala? Tutte le tappe
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Come succede a una persona positiva al coronavirus? Innanzitutto in alcuni casi potrebbe non saperlo mai: se si hanno febbre, tosse e non si sta bene, le indicazioni del governo sono quelle di stare a casa. Ma il tampone viene fatto solo a casi sospetti di coronavirus che presentino sintomi importanti.

Se si ha la febbre si sta a casa

Il ministero della Salute ha stabilito che gli asintomatici e i soggetti in quarantena (perché a rischio di essere stati contagiati) stiano in isolamento domiciliare, in modalità fiduciaria - ovvero basata sul senso di responsabilità del cittadino -, finché vi sia certezza della non contagiosità. Questo avviene dopo 14 giorni per le persone a rischio (periodo massimo di incubazione) e in presenza di due tamponi negativi, eseguiti a distanza di 24 ore, per le persone precedentemente malate ma ormai guarite. Nel caso di accertata positività il Servizio di igiene pubblica della Asl di competenza prende in carico la persona e la segue, fornendo disposizioni di comportamento. Il personale sanitario può disporre l’esecuzione di controlli periodici sul paziente, come misurazioni della febbre, tamponi, visite.

Quando i sintomi peggiorano

Ma come si arriva a fare il tampone? Se quando si sta a casa la febbre sale e si hanno insistente tosse secca e respiro corto (tipo apnea) si può:
- telefonare al proprio medico di base segnalando i sintomi. Tutti i medici di famiglia hanno a disposizione una scheda di triage telefonico da utilizzare per porre ai pazienti, sospetti di un contagio da Covid-19, domande con le quali dare una prima diagnosi. Sarà sempre il medico di famiglia a consigliare ogni ulteriore passo da seguire, compresa la possibilità di prelevare il paziente per un eventuale trasferimento in ospedale.
- Chiamare il numero di emergenza che ogni Regione ha attivato dove rispondono operatori in grado di dare informazioni e avviare una procedura personale se lo ritengono necessario.
In generale non va chiamato il 112 (o 118) che è il numero di emergenza valido per tutte le emergenza e non solo il coronavirus (incidenti stradali, infarti, ictus ecc). Questo numero va chiamato solo se si accusano gravi difficoltà respiratorie e la febbre è molto alta.
Non bisogna recarsi da soli in ospedale.

Il ricovero

Se gli addetti hanno giudicato possibile la presenza di coronavirus e avete sintomi che richiedono un ricovero, verrete raggiunti dagli operatori sanitari. Il tampone - lo ricordiamo - viene fatto solo ai casi sospetti e con sintomatologia importante. Gli operatori sanitari arrivano al domicilio con ambulanza e in biocontenimento con mascherine sul volto, tute, guanti e pongono domande di anamnesi, misurano febbre, pressione e saturazione.

In quale ospedale?

Dove si viene ricoverati? Difficile dirlo, ci sono i reparti di malattie infettive in ogni ospedale, ma per questa emergenza si stanno riservando interi ospedali, a volte militari, o speciali zone in reparti. Sarà la rete del 112 a decidere dove è meglio collocare i pazienti anche a seconda della gravità del caso. Gli ultimi dati aggiornati al 5 marzo dicono che di tutti i positivi rilevati dall’inizio dell’emergenza (3.858 casi) il 29,9% è rimasto in isolamento domiciliare, il 46,4% è stato ricoverato in isolamento, il 9,1% ha avuto bisogno di una rianimazione spesso con respirazione assistita (guariti il 10,7% e deceduti il 3,8% a completare le percentuali).

Il tampone

In ospedale viene eseguito il tampone rino-faringeo, che permette di prelevare campioni di muco e saliva dal naso o dalla gola (tramite bastoncino con cotone), materiale su cui poi si cercano tracce genetiche del coronavirus. Quando un test risulta positivo, il campione viene inviato all’Istituto superiore di sanità, dove viene effettuata la controprova per evitare il rischio (esistente) di falsi positivi. Se il risultato è confermato, il nuovo contagio viene comunicato alle autorità sanitarie italiane e internazionali e viene confermato - in questo caso - il ricovero in isolamento.

Com’è la stanza

La stanza in isolamento in ospedale è un locale «a pressione negativa» che fa sì che se vengono aperte porte o finestre l’aria venga risucchiata all’interno e non ci sia quindi diffusione di microrganismi. Gli operatori entrano uno alla volta con tute, copriscarpe, mascherine, cuffie e guanti. Le camere sono singole con bagno interno e un “filtro”, cioè un’anticamera che le separa dal corridoio del reparto, nel quale ai pazienti è vietato sostare: il filtro è dove gli infermieri depositano i pasti per i degenti; una volta usciti gli infermieri, i pazienti possono recarsi nel filtro, con mascherina e guanti, e portare in camera i pasti. Una volta in camera, possono stare senza maschera e guanti. Se qualcuno deve comunicare c’è l’interfono. Il personale medico, se non ci sono esigenze particolari, entra due volte al giorno. Le superfici vengono disinfettate due volte al giorno. Ovviamente non si possono ricevere visite.

Quando si guarisce

Quando si guarisce e i sintomi scompaiono si viene controllati con due tamponi a distanza di 24 ore uno dall’altro e se entrambi sono negativi il paziente può essere dimesso. Si consiglia di ripetere il test, almeno dopo una settimana, per i pazienti che risultano positivi e che però non mostrano più sintomi.

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