L’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Epa) ha annunciato di aver fissato limiti molto bassi per la presenza nelle acque potabili di sei molecole del gruppo dei Pfas (sostanze poli- e perfluoroalchiliche), le sostanze utilizzate in industria che, chiamate “forever chemicals” (inquinanti eterni) per la loro lunga persistenza nell’ambiente, sono associate a numerosi problemi per la salute. Per le due molecole collegate a forme tumorali (il Pfoa, cancerogeno per l’uomo e il Pfos, possibile cancerogeno) il limite fissato dall’Epa è pari allo zero tecnico. Con questo provvedimento, l’agenzia Usa prevede che nei prossimi anni si eviterà l’esposizione di circa cento milioni di persone ai Pfas nell’acqua potabile, prevenendo migliaia di decessi attribuibili a queste sostanze. Unione europea e Italia, invece, restano indietro. “Eppure il Veneto è teatro di uno dei più grandi casi di contaminazione da Pfas al mondo e Greenpeace Italia ha dimostrato la presenza di queste sostanze anche nei corsi d’acqua della Toscana e nelle acque potabili di diversi comuni della Lombardia e del Piemonte, a concentrazioni che, da oggi, negli Stati Uniti sono considerate pericolose per la salute umana” , denuncia Giuseppe Ungherese, il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Il piano strategico made in Usa – L’Epa ha stabilito limiti molto bassi, oltre che per Pfos e Pfoa, anche per Pfhxs, Pfna e Hfpo-da, altrimenti noto come GenX Chemicals, ma anche un limite per le miscele di due o più di questi ultimi tre Pfas, nonché del Pfbs, che negli anni le industrie hanno iniziato a utilizzare in sostituzione del Pfos per tante applicazioni. Questa misura fa parte della Pfas Strategic Roadmap dell’Epa. L’amministrazione Biden sta investendo nove miliardi di dollari, la somma più alta messa mai a disposizione sul fronte degli inquinanti eterni. Saranno utilizzati per consentire alle comunità a far fronte alle situazioni di inquinamento dell’acqua potabile da Pfas e altri contaminanti emergenti. A queste risorse, vanno aggiunti i 12 miliardi di dollari stanziati per migliorare la qualità dell’acqua potabile in generale, obiettivo che include la lotta ai Pfas, anche di ultima generazione. “L’acqua potabile contaminata da Pfas ha afflitto le comunità di questo Paese per troppo tempo. Ecco perché il presidente Biden ha fatto della lotta ai Pfas una priorità assoluta, investendo risorse storiche per affrontare queste sostanze chimiche dannose e proteggere le comunità a livello nazionale” ha spiegato l’amministratore dell’Epa, Michael Regan.

Cosa accade in Europa – Nel frattempo, le misure prese dall’Unione europea sono di tutt’altro tenore. Se il regolamento sugli imballaggi in via di approvazione prevede il divieto di Pfas a contatto con gli alimenti (negli Usa le aziende hanno di recente dato seguito a un accordo per interromperne l’uso), proprio in questi giorni il Parlamento di Bruxelles ha confermato l’intesa politica con i governi per rivedere le norme in materia di gestione delle acque e di trattamento delle acque reflue delle città. La presenza di inquinanti chimici nelle acque, Pfas compresi, sarà “rigorosamente monitorata”, ma non è previsto alcun obbligo specifico. Al momento il divieto di produzione concerne solo alcune di queste sostanze, ovvero Pfos e Pfoa. Per tutte le altre (circa 14mila secondo l’Environmental protection agency e sei milioni secondo PubChem) esistono delle soglie, fissate a livello europeo nel 2006, e ritenute insufficienti per tutelare la salute. A febbraio 2023, cinque Paesi europei (Danimarca, Germania, Svezia, Paesi Bassi e Norvegia) hanno presentato all’Echa, l’Agenzia europea che si occupa della regolamentazione delle sostanze chimiche prodotte e immesse in commercio, una proposta di revisione del Regolamento Reach del 2006 per la messa al bando. Nel 2020, l’Europa ha poi adottato una direttiva (attuata in Italia nel 2023) che entrerà in vigore solo nel 2026: il limite per la presenza di Pfas nell’acqua sarà di cento nanogrammi per litro per la somma di venti Pfas (24 in Italia), e cinquecento nanogrammi per tutti i Pfas (gli oltre 10mila).

I Paesi che fanno passi in avantiDi fatto, però, alcuni Paesi hanno già imposto limiti anche cinquanta volte inferiori rispetto a quelli della direttiva. La Danimarca ha posto un limite per la somma di quattro sostanze (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs) pari a due nanogrammi per litro e ne ha vietato l’utilizzo nei contenitori alimentari. Si muovono nella stessa direzione, per quanto riguarda la presenza di Pfas nelle acque, anche Svezia, Olanda e la regione belga delle Fiandre. Lo scorso 4 aprile, la Francia ha deciso di vietare la produzione e la vendita di prodotti non essenziali contenenti Pfas. Il disegno di legge proposto dal deputato ecologista Nicholas Thierry è stato approvato in Parlamento con 187 voti a favore (di più schieramenti politici) e cinque contrari. Dal 1 gennaio 2026, i Pfas saranno vietati nei cosmetici, nella sciolina e nella produzione di abiti, salvo quelli per la protezione professionale. Il bando esclude per ora le pentole e altri utensili da cucina.

In Italia i limiti non garantiscono la sicurezzaIn Italia, invece, non si vedono provvedimenti di questo tipo all’orizzonte. Il ministero della Salute ha fissato come valore massimo nelle acque destinate al consumo umano cinquecento nanogrammi per litro per i Pfoa e trecento per i Pfos. Nonostante i casi italiani di contaminazioni, in primis quello del Veneto. “In Italia l’inquinamento da Pfas è un’emergenza nazionale fuori controllo, soprattutto per la mancanza di provvedimenti che limitino l’uso e la produzione di queste sostanze a tutela dell’ambiente e della salute. Il governo Meloni segua l’esempio degli Stati Uniti e adotti subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose molecole”, commenta Ungherese di Greenpeace.

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