La Sharia talebana

Afghanistan, la stretta dei talebani: torna la lapidazione in pubblico per le adultere

L'audio shock del mullah Akhundzada che suona come un avvertimento per chiunque voglia farsi influenzare dal modello occidentale. Regole morali e civili sempre più stringenti che segnano l'abisso morale e civile in cui sono segregate le afgane

Afghanistan, la stretta dei talebani: torna la lapidazione in pubblico per le adultere
Ansa
Afghanistan

Nuova stretta per le donne in Afghanistan dove i Talebani hanno annunciato di voler tornare a lapidare le donne accusate di adulterio, anche in pubblico. Con un messaggio vocale trasmesso dalla Tv di Stato, il leader supremo, Hibatullah Akhundzada, ha detto che il gruppo radicale islamico inizierà a far rispettare la propria interpretazione della Sharia (legge islamica) in Afghanistan, reintroducendo anche la fustigazione pubblica e la lapidazione delle donne per adulterio. 

A rivelarlo il britannico Guardian secondo cui è stata Safia Arefi, avvocato e capo dell’organizzazione afghana per i diritti umani Women’s Window of Hope, a denunciare la nuova direttiva che condanna le afghane a tornare ai giorni più bui del regime degli anni ’90. “Inizia così un nuovo capitolo di punizioni private per le donne afghane che stanno sperimentando una nuova profonda solitudine”, ha detto Arefi.

L'annuncio da parte del leader supremo è arrivato sabato scorso, in una trasmissione audio sulla Radio Television Afghanistan controllata dai talebani. Il leader si è rivolto all'Occidente per giustificarne l'intenzione a condanna delle influenze occidentali: “Potresti definirla una violazione dei diritti delle donne, perché in conflitto con i tuoi principi democratici, ma io rappresento Allah, e tu rappresenti Satana”.

“L’opera dei talebani non è finita con la presa di Kabul, è appena iniziata”, ha sottolineato il leader che mai si è fatto vedere in pubblico e di cui in pochi conoscono i tratti del suo volto.

Se ciò avvenisse sarebbe “una flagrante violazione delle leggi internazionali sui diritti umani, inclusa la Cedaw la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne”, avverte Amnesty International.  “Negli ultimi due anni e mezzo, i talebani hanno smantellato le istituzioni che fornivano servizi alle donne afghane" ha dichiarato l'attivista Samira Hamidi. 

Il leader talebano, Mullah Haibatullah Akhundzada Afghan Islamic Press via AP, File
Il leader talebano, Mullah Haibatullah Akhundzada

Sono quattordici milioni le donne e le ragazze afghane che dal ritorno dei Talebani al potere nell'agosto 2021 tornate ad essere schiacciate da regole morali e civili sempre più stringenti che le vedono segregate e schiacciate nell'abisso della misoginia e dell'ingiustizia. 

A loro è proibito l'accesso all'istruzione e al lavoro e anche quello di scegliersi lo sposo. Ma quel che è più allarmante, denunciano le ong,  è che appaiono ormai incapaci di difendersi da tali "persecuzioni". Il regime ha messo al bando avvocati e giudici donne. Solo lo scorso anno, secondo Afghan Witness, un gruppo di ricerca che monitora i diritti umani in Afghanistan, i giudici nominati dai talebani hanno ordinato 417 fustigazioni ed esecuzioni pubbliche. Di questi, 57 erano donne.

Coppie afghane durante una cerimonia nuziale a Kabul, in Afghanistan, mercoledì 8 marzo 2023 (AP/Ebrahim Noroozi)
Coppie afghane durante una cerimonia nuziale a Kabul, in Afghanistan, mercoledì 8 marzo 2023

Secondo Sahar Fetrat, ricercatrice afghana di Human Rights Watch, la situazione è andata via via peggiornado anche a causa della “distrazione” della comunità internazionale su altre aree di conflitto. Solo “due anni fa" - dice - “non avevano il coraggio che hanno oggi di giurare la lapidazione a morte delle donne in pubblico, ora lo fanno”.

Secondo Fetrat i Talebani mettono alla prova le loro politiche draconiane arrivando a questo punto "perché non c’è nessuno che li ritenga responsabili di abusi. Attraverso i corpi delle donne afghane, i talebani chiedono e impongono ordini morali e sociali. Dovremmo tutti essere avvertiti che, se non saremo fermati, ne arriveranno sempre di più”.

E infatti quando si tratta di violazioni di diritti umani, le donne sono solo le prime ad essere prese nel mirino. Il regime minaccia anche tutti coloro, compreso gli uomini che si ribellano allo status quo. A febbraio hanno fatto notizia le esecuzioni pubbliche negli stadi delle province di Jawzjan e Ghazni. Punizioni che servono da “lezione” a chi vuole ribellarsi, hanno detto le milizie.