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Il racconto della giornata di venerdì 27 marzo 2020, attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dall’analisi dei dati dell’epidemia di Vittorio Agnoletto al discorso di Sergio Mattarella alla Nazione. Il punto sulla fornitura di mascherine in Italia e sulla didattica online. La situazione a Genova e in Liguria e la benedizione ‘Urbi et Orbi’ di Papa Francesco. I grafici di Luca Gattuso sull’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia.

L'analisi di Vittorio Agnoletto sui dati dell'epidemia diffusi oggi

Le ultime 24 ore hanno fatto registrare in Italia il numero più alto di morti correlate al coronavirus: sono state 919 (969 meno 50 che ieri non erano state conteggiate). Oltre 200 decessi in più rispetto a ieri. I morti in totale superano così quota 9100. Quanto ai nuovi positivi, sono 4401. La crescita è stata del 7,4% rispetto a ieri. Il numero totale di casi rilevati dall'inizio della crisi è di oltre 86400, un numero superiore a quello della Cina. Quanto alla Lombardia, i morti sono stati 541, 154 in più di ieri. I nuovi casi sono stati il 6,9% in più di ieri. Da qualche giorno cresce il numero di tamponi. Preoccupa il dato dei pazienti in terapia intensiva: sono 1292. Il limite è raggiunto ed è stato necessario trasferire 75 pazienti in altre regioni. Il presidente lombardo Fontana ha detto: "La curva si sta stabilizzando, si sta consolidando, io penso che stia per iniziare la discesa". È già possibile individuare una tendenza?



Mattarella parla ancora alla Nazione. E alla Germania

(di Luigi Ambrosio)

Lo aveva fatto all’inizio della pandemia, era il 5 marzo, per preparare gli italiani alle misure, dure, di contenimento del virus. E lo ha fatto di nuovo questa sera.
Sergio Mattarella ha tenuto un discorso alla Nazione. E stavolta ha fatto capire che il tempo dei sacrifici, della quarantena, dello stare a casa e delle saracinesche abbassate continuerà dopo il 3 aprile, data fissata nel primo decreto del presidente del consiglio.
Anche quest’oggi vi è un numero dolorosamente elevato di nuovi morti. Però quel fenomeno fa pensare che le misure di comportamento adottate stanno producendo effetti positivi e, quindi, rafforza la necessità di continuare a osservarle scrupolosamente finché sarà necessario“.
Mattarella richiama, di nuovo, le forze politiche all’unità, ed è l’ennesimo schiaffo a Salvini e alla sua propaganda permanente contro il governo. Soprattutto, sul piano politico, per la seconda volta Mattarella si rivolge anche agli altri Paesi europei.
Nell’Unione Europea la Banca Centrale e la Commissione, nei giorni scorsi, hanno assunto importanti e positive decisioni finanziarie ed economiche, sostenute dal Parlamento Europeo. Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni“.
Più chiaro di così è difficile. Mattarella non li nomina, ma nel mirino ci sono la Germania e i paesi del nord Europa, che sono si oppongono ai coronabond che consentirebbero di condividere il peso del debito per far fronte ai danni del virus sull’economia. Peso che sarà enorme.



L’Europa deve svegliarsi

(di Michele Migone)

La Storia è stata spesso citata nei discorsi dei leader europei in questi giorni. Lo ha fatto Angela Merkel nel suo messaggio alla Nazione per l’ora più buia della Germania da 80 anni a questa parte, l’ha richiamata come metro di giudizio delle scelte politiche di Bruxelles Ursula Von Dêr Layden, l’ha evocata Giuseppe Conte in Parlamento come giudice ex post delle azioni intraprese dal suo governo in questa crisi.
Mario Draghi non l’ha mai citata, ma l’ex capo della BCE è stato una delle poche figure a livello europeo in grado di dire ciò che i leader devono dire quando la Storia li mette alla prova: indicare una direzione di marcia. Il suo intervento sul Financial Times è stato molto chiaro: bisogna fare debito per salvare il lavoro. Bisogna farlo e bisogna farlo ora perché se aspettiamo, poi sarà troppo tardi e milioni di persone subiranno gli effetti della recessione economica portata dalla crisi coronavirus.
È il Draghi del “Whatever It takes“, del “Qualsiasi mezzo “per salvare l’Euro. Una capacità di cogliere il momento e la sua urgenza che purtroppo manca, anche in questo frangente, alla stragrande maggioranza dei leader europei. Si sono presi due settimane di tempo per decidere quali strumenti dovranno essere usati. Al di là della bontà delle proposte fatte, ci saranno Paesi come l’talia che rischiano di uscire a pezzi da questa crisi se non verranno prese decisioni straordinarie, come quelle indicate da Mario Draghi Ma a Bruxelles, come spesso in passato i contrasti vengono diluiti nei rinvii, nell’estenuante ricerca di mediazioni tra interessi e necessità nazionali contrastanti. Un approccio che ha già indebolito il senso dell’Unione presso molti dei suoi cittadini. La storia rischia di rimanere una figura retorica nei discorsi e non la direzione di marcia di una comunità.



Il punto sulla fornitura di mascherine in Italia

(di Andrea Monti)

Sono passate due settimane da quando il Capo della Protezione Civile Borrelli fissò in 90 milioni al mese il numero di mascherine necessarie in Italia, aggiungendo che fino a quel momento ne erano state consegnate “più di 5 milioni”. Cinque giorni fa il commissario Arcuri assicurava che entro il 24 marzo tutte le Regioni le avrebbero avute per operatori sanitari e malati, e che dalla settimana successiva – la prossima – sarebbe iniziata la distribuzione tra i cittadini nel loro complesso.
Gli allarmi da medici che denunciano la mancanza di mascherine, però, non hanno smesso di arrivare. Tre giorni fa il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato la firma di un contratto per l’importazione di cento milioni di pezzi. Poche ore dopo il suo collega per i rapporti col parlamento D’Incà ha sostenuto che alle regioni ne fossero arrivati circa 25 milioni.
Oggi Arcuri ha detto che negli ultimi tre giorni ne sono stati distribuiti quasi 10 milioni. Numeri difficili da verificare. Più facile notare che stavolta il commissario non ha indicato una data entro cui le regioni avranno ciò di cui hanno bisogno: innanzitutto ha detto che gli acquisti nazionali sono complementari a quelli delle regioni, e poi che quelle che non riusciranno a comprare tutto il necessario riceveranno le attrezzature da Roma “il più presto possibile”.
Da capire anche quante mascherine saranno prodotte direttamente in Italia. Oggi Arcuri ha detto che da lunedì un consorzio di aziende ne fabbricherà un milione e mezzo a settimana. Non è chiaro se sia lo stesso gruppo di imprese di cui aveva parlato tre giorni fa, annunciando un volume di pezzi molto maggiore: “Arriveranno a 50 milioni al mese”, aveva detto il commissario.



Scuola e didattica a distanza. A che punto siamo?

(di Anna Bredice)

Una commissione d’esame per la maturità fatta dai professori interni e la certezza che l’anno scolastico non si prolungherà a luglio. Sul fronte della scuola, oltre all’evidenza che il termine del 3 aprile verrà prorogato, si procede a passi graduali e quindi ancora nessuno si lancia nel dire che gli 8 milioni di studenti per questo anno non torneranno a scuola, ma si capisce che il rischio è reale quando la ministra dell’Istruzione Azzolina ipotizza che a settembre l’anno potrebbe cominciare prima, agli inizi del mese.
Finita la terza settimana di didattica a distanza si può fare un bilancio delle luci e delle ombre. Va sostanzialmente meglio: se la scorsa settimana solo il 60% aveva iniziato, ora siamo a due studenti su tre attivi sulle piattaforma per la didattica. Ma le percentuali poco dicono dei tanti che continuano a rimanere esclusi dall’insegnamento on line.
Una ricerca di Skuola.net fatta su 25mila alunni delle superiori evidenzia che il 27% non ha tanti dispositivi a sufficienza in casa per far lavorare i genitori e contemporaneamente i figli con i compiti, molti hanno problemi di rete, e poi ci sono tanti studenti che a disposizione hanno solo un cellulare che si ricarica con la scheda.
È il caso di un un istituto professionale alberghiero a Modena, ma ce ne sono molti altri in tutta italia, “in classe, racconta l’insegnante Giorgia Gallina, abbiamo studenti che hanno famiglie in difficoltà oppure minorenni che arrivano dalle comunità, che hanno solamente il telefono da ricaricare, è impossibile con molti di loro fare lezioni a distanza, eppure sono ragazzi che ce la mettono tutta, e saprebbero come usare i computer per la didattica, cercano l’insegnante al telefono anche solo per un saluto, perché a loro manca la condivisione“.
Per quanto riguarda le valutazioni, è migliorato il sistema di interrogazione a distanza e cominciano ad arrivare i primi voti, ma è ancora difficile capire come saranno i criteri per le promozioni, le bocciature potrebbero essere scongiurate decidendo di far recuperare tutti i debiti l’anno prossimo.



La situazione a Genova e in Liguria

(di Alessandra Fava)

Dall’unità operativa di igiene dell’ospedale dell’ospedale di San Martino di Genova dicono che da sabato scorso i contagi sono in calo anche se oggi si contano altri 51 morti per un totale di oltre 300 deceduti.
Solo il San Martino gestisce 275 ricoverati gravi e oggi ha ricevuto una fornitura di 20 mila litri di ossigeno con una cisterna. Intanto si sono ammalati 110 tra medici e infermieri dopo che sono stati fatti oltre mille tamponi a chi lavora nei reparti di terapia intensiva nei tre ospedali cittadini impegnati nella lotta alla pandemia: San
Martino, Galliera e Villa scassi.
Per il resto i liguri sono tappati in casa da prima delle disposizioni. Per le strade c’è pochissima gente. Ai supermercati e negozi ormai si fa la coda con mascherina e guanti. La distanza sociale è una regola acquisita. Anche le botteghe dei vicoli hanno tracciato strisce rosse o servono alla porta.
Sia nelle imprese private che nel pubblico molti lavorano in smartworking. Il comune di Genova ha mandato a casa circa 2500 su 4.800 lavoratori.
In settimana una commissione e il consiglio comunale si sono tenuti sulle piattaforme internet. Cosi le conferenze stampa in Regione col governatore Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci avvengono in una sala vuota. Al momento c’è un focolaio di COVID-19 nel cantiere per il ponte Morandi in Valpolcevera. Un operaio di una ditta di appalti è risultato positivo e sono stati isolati altri 50 colleghi. La maggior parte di loro era
ospitato in un albergo cittadino. I sindacati chiedono il blocco del cantiere ma il commissario Bucci vuole terminare l’opera per l’estate e la società incaricata dice che misurano la febbre a tutti gli operai ogni giorno.
L’altra preoccupazione sono le navi da crociera: a Genova sono arrivate 2 navi MSC. Una ha a bordo 1100 membri dell’equipaggio da controllare.
Infine una curiosità: vista la carenza di mascherine, nel comune di Ceriana nel savonese un gruppo di volontarie ha creato mille mascherine di auto-protezione con garza e cotone. Le stanno regalando a chi ne ha bisogno.



Papa Francesco e la benedizione ‘Urbi et Orbi’

(di Alfredo Somoza)

Papa Francesco davanti a una piazza San Pietro spettrale e sotto la pioggia ha riconquistato per la Chiesa una centralità che in questi giorni era sfumata. Con una sapiente regia televisiva, Francesco ha voluto essere vicino soprattutto alle famiglie colpite dal lutto in questi giorni terribili, ma anche a chi sta rappresentando la collettività in prima linea: lavoratori della sanità, delle forze dell’ordine, volontari, impiegati dei settori commerciali e industriali. Ma Francesco non poteva farsi sfuggire l’occasione per recapitare altri messaggi, più politici, che si possono riassumere con il passaggio della sua preghiera nella quale implora Dio di salvarci dagli inganni, dalla cattiva informazione e dalla manipolazione delle coscienze. Questo perché è cosciente di come in questi momenti di disorientamento, i veleni e le fake news, mai innocenti, possano aprire profondi solchi nelle nostre coscienze.
L’appello di Francesco è anzitutto di consolazione e di misericordia, ma anche di avvertimento a noi tutti sui pericoli impliciti in questa crisi senza precedenti. Chi attraverso la fede, chi attraverso la ragione, ha ammonito, è importante essere solidali e vigili. Insieme possiamo uscirne, da soli rischiamo di diventare burattini in mano agli imprenditori della paura.



L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia
A cura di Luca Gattuso

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