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Regione Lombardia, piano socio-sanitario: polemiche per le liste d’attesa e i tagli ai Pronto soccorso

Il testo sulle linee guida dei prossimi cinque anni presentato agli stakeholder verrà poi sottoposto al voto consiliare

di Sara Monaci

(Ansa)

2' di lettura

Ecco i punti più critici. Tra le note più delicate c’è quello delle liste d’attesa, a cui viene riservato un breve paragrafo. Non si parla di come ridurle attraverso nuove risorse regionali, o quando e in che modo verrà realizzata un’agenda unica digitale con un unico contact center - il cosiddetto Cup regionale -, bensì viene sottolineato come le doppie prenotazioni da parte dei pazienti intasino le liste d’attesa. Ci sono persone che si fanno inserire in più liste - probabilmente nel dubbio di non avere risposte immediate certe - ma poi non disdicono la prenotazione che non serve più. Questo, sottolinea il piano, ha inciso nelle liste per il 25% nel 2022. Per Bertolaso bisognerebbe prevedere una sanzione per i cittadini che hanno questi comportamenti. A proposito di liste d’attesa, viene spiegato che l’80% delle prestazioni sono fatte dentro la soglia, ma che nella dermatologia e nell’oculistica i tempi sono ancora troppo lunghi.

Altro elemento delicato. Nel capitolo dedicato all’Emergenza-urgenza, si parla di «razionalizzare le reti di Pronto soccorso valorizzando il ruolo della singola struttura all’interno di una rete ospedaliera qualificata». Una frase che lascia chiaramente pensare ad un taglio dei Ps più piccoli a favore di quelli maggiormente noti. Vengono inoltre ricordati gli investimenti per la realizzazione di nuove strutture: il nuovo ospedale di Busto Arsizio e Gallarate; il nuovo Policlinico di Milano (che la struttura si autofinanzia con i propri fondi immobiliari) e la riqualificazione dell’ospedale pediatrico Buzzi di Milano.

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Citato anche il tema della prevenzione: più sicurezza nei luoghi di lavoro, più sport, vaccinazione diffusa, stile di vita appropriato. Per quanto riguarda i consultori si parla di «favorirne l’accesso», incentivando soprattutto la loro attività per «aiutare la genitorialità».

Si parla nuovamente della presa in carico del paziente da parte dei medici di medicina generale e quindi della necessità di avere una maggiore presenza sul territorio. Grande assente nel documento, invece, il rapporto tra pubblico e privato. Il piano a questo punto potrebbe essere rivisto in commissione Welfare, attraverso una serie di audizioni finalizzate a arricchire il testo; oppure potrebbe fare l’iter ordinario in Consiglio regionale, dove potrebbe essere sottoposto a una serie di emendamenti.

Da ricordare intanto che in Lombardia (foto) sono state realizzate grazie al Pnrr 92 case di comunità (su 216) e 17 ospedali di comunità (su 71), in parte seguiti dai medici già impegnati in altre strutture. Si pone per il futuro la questione, come per tutta Italia, del personale sanitario.

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