Energia

Una centrale nucleare a Milano nel 2032? Salvini: «Da milanese la vorrei qui»

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Una centrale nucleare a Milano nel 2032? Salvini: «Da milanese la vorrei qui»

«Da milanese, la prima centrale nucleare la vorrei a Milano». Il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, ora che l’avvio dei lavori per il Ponte sullo Stretto sembra in forse più per la mancanza di fondi che per le polemiche sugli espropri, sul comitato di esperti o per le rumorose proteste dei comitati No Ponte, si sta impegnando in una nuova battaglia divisiva: quella per le centrali nucleari. «Ho chiesto ai tecnici del mio ministero», ha detto il vicepremier l’11 ottobre alla quarta edizione di Intelligence week, nucleare si può fare?, all’evento iWeek ospitato da Banca Finnat a Roma e organizzato da Vento & Associati e Dune Tech. «Se partiamo nel 2024, nel 2032 possiamo accendere il primo interruttore di una centrale nucleare. Sono convinto che sia energia sicura pulita e costante».

Pichetto Fratin: «Non avrei problemi ad averla a Torino»

Dunque, se non si riuscisse nell’immediato a inaugurare la prima pietra del ponte sullo Stretto di Messina, Salvini potrebbe farlo con la prima centrale nucleare in Italia, dopo il grande stop del 1987. E, possibilmente, farlo nel capoluogo lombardo: «Vorrei un reattore di ultima generazione nella mia città», ha infatti ribadito il vicepremier. A fargli eco il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che a margine di un convegno a Roma a favore del nucleare ha detto che per gli esperti «il nucleare è fattibile e realizzabile nei primi anni del 2030. Non parliamo di terza generazione, ma di quarta generazione, di modular reactor, e di fusione», ha spiegato il ministro, che poi ha candidato la sua città natale : «Non avrei problemi ad averlo a Torino», ha concluso.

I referendum contro il nucleare

I ministri Salvini e Pichetto sanno che gli ultimi sondaggi vedono oscillare tra il 49 e il 55% i favorevoli all’introduzione di nuove tecnologie nucleari in Italia, soprattutto tra i giovani, che per ragioni anagrafiche non parteciparono al referendum antinucleare del 1987. Sebbene tra i quesiti di quel referendum abrogativo non ve ne fosse nemmeno uno che avesse come oggetto diretto l’abbandono del nucleare in Italia, la vittoria del sì - motivata dalla paura diffusa dopo la catastrofe di Chernobyl - vide come naturale conseguenza la chiusura, tra il 1987 e il 1990, delle centrali rimaste ancora attive sul nostro territorio. Di nuovo, poi, nel 2010, un altro referendum abrogò le norme del decreto legge del 25 giugno 2008, introdotte dal governo Berlusconi e che consentivano la produzione nel territorio nazionale di energia nucleare. Il 94,1% di chi si recò ai seggi si espresse contro il nucleare.

Anche Greta Thumberg aveva aperto al nucleare

Ma solo 13 anni dopo i tempi sembrano essere cambiati. La stessa icona ambientalista Greta Thumberg, un anno fa, quando a causa della mancanza di gas russo in Europa venivano riaccese le centrali a carbone, si era detta favorevole a utilizzare l’energia nucleare delle centrali già in funzione anziché concentrarsi sull’inquinantissimo carbone. Insomma, per Salvini legare il suo nome alla prima centrale nucleare italiana sembra un obiettivo al momento più abbordabile rispetto a quello di unire la Sicilia al resto dell’Italia con un ponte a campata unica. Che ai milanesi vada bene una centrale sotto casa, però, è ancora tutto da vedere.

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