Alla cortese attenzione del Prefetto di Como
Del Questore di Como
Del Sindaco di Como
Del Presidente della Circoscrizione 6
Oggetto: Manifestazione neo fascista
Siamo venuti a conoscenza del fatto che il giorno 11 Settembre si terrà a Como, presso la sala della Circoscrizione 6 in via Grandi, un convegno, organizzato dall’ organizzazione neofascista “Militia”. A questo evento interverrà Emilio Maluta, volontario della Decima Flottiglia MAS.
Con la presente chiediamo conferma di quanto appreso e segnaliamo la nostra ferma opposizione a che si producano nella nostra città eventi che legittimino il fascismo e le organizzazioni che lo promuovono tale ideologia.
La nostra indignazione sarà tanto più grande qualora tale manifestazione avvenisse veramente in una sede di proprietà del Comune quindi con il consenso delle autorità locali.
Chiediamo pertanto come associazioni firmatarie, ma anche a nome di tutti i cittadini democratici comaschi, che siano ritirate le autorizzazioni all’uso dello spazio previsto e che la manifestazione stessa venga vietata essendo riconducibile, per i soggetti promotori e gli ospiti previsti, al reato di apologia di fascismo.
Cogliamo l’occasione per richiedere un incontro al fine di meglio specificare la nostra posizione.
Certi di un positivo riscontro porgiamo cordiali saluti.
ANPI
ARCI
Comitato Autorganizzato Pandora
FINALITA’, SCOPI, PROGRAMMI DELA FONDAZIONE AVVENIRE
“Il Partito Democratico è nato e vive anche perché i Democratici di Sinistra – insieme alla Margherita e a tanti che si sono riconosciuti nell’Ulivo, hanno deciso di mettere la propria esperienza e la propria storia a disposizione di un nuovo progetto politico. Per questo, nel momento in cui tale scelta si realizza, è altrettanto importante non disperdere la memoria della lunga traiettoria politica e storica del principale partito della sinistra italiana.”
In questa asserzione, che appare nel sito nazionale dei DS, si possono trovare anche le ragioni profonde che motivano la decisione, assunta a suo tempo dalla Direzione Nazionale, di dar vita, ai vari livelli territoriali, a delle Fondazioni con lo scopo di “intraprendere iniziative volte a promuovere il pensiero,la cultura e l’azione politica della sinistra italiana ed europea”
Non si tratta certamente di creare un surrogato dei DS, ma di contribuire, e in questo consiste la peculiarità del ruolo delle Fondazioni, a determinare il quadro delle condizioni soprattutto culturali entro le quali viene a dispiegarsi il progetto del PD e a ridefinirsi il senso e le ragioni dei valori della sinistra in un mondo, in una società, in un quadro politico nazionale profondamente cambiati. Un’esigenza che acquista maggior rilevanza anche in considerazione del radicamento che la cultura della destra è riuscita a conquistare in larghi strati della società. Una destra per di più connotata da forti pulsioni populiste e autoritarie al punto da far temere per la stessa tenuta delle istituzioni democratiche.
Pertanto con una delibera assunta all’unanimità dalla Direzione dei DS di Como è stato deciso di dar vita alla Fondazione Avvenire la cui costituzione è avvenuta con atto notarile in data 9/10/2008 attraverso il conferimento del patrimonio immobiliare dei DS prima intestato all’Immobiliare Avvenire.
Il riconoscimento della personalità giuridica da parte della Regione è avvenuto il 6/5/2009 per cui a partire da quel momento la Fondazione risulta in possesso dei requisiti giuridici idonei ad assumere obbligazioni verso terzi e a compiere tutti gli atti relativi alla gestione e messa a valore del patrimonio nonchè a conseguire i propri scopi istituzionali
La Fondazione individua, come primo significativo momento di realizzazione delle proprie finalità istituzionali, l’effettuazione di un’iniziativa in occasione del 25° anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer, che prevediamo entro il 2009. La ragione di fondo non è solo quella di ricordare e onorare la figura di uno dei più amati e rispettati uomini politici nella storia della Repubblica, ma di riproporre, a partire dal suo insegnamento, il rilievo di un impegno volto a riaffermare principi etici e valori che costituiscono il profilo identitario della sinistra italiana e che sono parte essenziale del patto di convivenza civile e democratica scritto nella nostra Costituzione. Ciò delinea nello stesso tempo il terreno sul quale dovrà caratterizzarsi appunto il ruolo peculiare della Fondazione: un ruolo che dovrà aiutare, attraverso la realizzazione di iniziative concrete, lo sviluppo e la maturazione di un confronto culturale intorno a tematiche quali il rapporto tra etica e politica, la laicità, la difesa dei principi di libertà, eguaglianza, solidarietà, sanciti dalla Costituzione repubblicana, insieme alla centralità del lavoro come diritto dovere con cui ogni cittadino concorre allo “sviluppo materiale o spirituale della società”.
In questo ambito un’importanza cruciale riveste il problema della formazione e della ricerca storica, cui la Fondazione intende dedicare una particolare attenzione individuando a tale scopo gli strumenti e le iniziative più adeguati. A tal fine assume rilevanza anche l’attività di conservazione e riordino di archivi, materiali e documenti vari già in possesso della Federazione DS, a cui si dovrebbero aggiungere quelli giacenti presso le sezioni o singoli compagni, in modo tale da renderli disponibili per ricerche e studi.
In proposito è importante riprendere un passaggio della lettera a suo tempo inviata da Piero Fassino a tutte la federazioni: “Si tratta di un immenso patrimonio storico, culturale, politico che abbiamo il dovere di trasmettere alle nuove generazioni e di mettere a disposizione della comunità scientifica del nostro paese”.
In particolare valore prioritario e qualificante ai fini della realizzazione delle proprie finalità assume l’impegno a “favorire l’incontro fra tutti coloro che possono fornire supporto di idee e ogni altro contributo a sostegno dell’attività della Fondazione” come recita il comma b dell’art. 2 dello statuto.
Como, 10 settembre 2009
Loro a Cernobbio, noi pure. Uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo. Dalla parte del lavoro, dell'ambiente, dei diritti, della solidarietà. VII Forum della campagna Sbilanciamoci! Il programma della giornata che si svolgerà sabato 5 settembre dalle 9.30 alle 18, al Cernobbio shed in via Manzoni 1.
la crisi e l'Italia
18 mesi di politiche sbagliate ed insufficienti
15 mosse per uscire dalla crisi
di seguito gli interventi avvenuto al Forum:
1 - Danilo Lillia Saluti a nome dei promotori locali del Forum
Organizzazioni aderenti alla campagna Sbilanciamoci!
Aiab, Altreconomia, Antigone, Arci, Arci servizio civile, Arci cultura e sviluppo, Associazione Obiettori nonviolenti, Associazione per la pace, Beati i costruttori di pace, Campagna per la Riforma della Banca mondiale, Carta, Cipsi, Cittadinanzattiva, Cnca, Cocis, Comitato italiano contratto mondiale sull'acqua, Comunità Le Piagge, Coop. Roba dell'Altro Mondo, Crs, Ctm Altromercato, Crocevia, Donne in nero, Emergency, Emmaus Italia, Fair, Finansol.it, Fondazione Responsabilità Etica, Gesco, Gruppo Oscar Romero, Ics, Icea, Legambiente, Lila, Lunaria, Mani Tese, Microfinanza, Movimento Consumatori, Movimento per la decrescita felice, Nigrizia, Pax Christi, rete Lilliput, Rete degli studenti, Terre des Hommes, Uisp, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Un ponte per..., Wwf
A Como hanno gia aderito e collaborano all’organizzazione
Arci provinciale, Arci ecoinformazioni, Arci Noerus - Altra Como, Arci Terra e Libertà, Associazione del volontariato comasco, Associazione per la sinistra, Assaggiasaggio, Circolo culturale Libero Fumagalli, Coordinamento comasco per la Pace, Fiom-Cgil, La città possibile, L’isola che c’è, Movimento per la decrescita felice, Rifondazione comunista.
Media partner a Como
Altra Como, ecoinformazioni.
COMUNICATO STAMPA
Ai cittadini democratici di Como, ai mezzi di informazione comaschi.
Sabato 19 settembre la società italiana è invitata dalla Federazione Nazionale della Stampa a mobilitarsi a difesa di principi e valori irrinunciabili, primo tra tutti la libertà di informazione. Anche Como deve manifestare!
A quanti hanno a cuore tale pilastro della democrazia, richiamato dalla Costituzione repubblicana (art. 21) e dalla Dichiarazione universale dei diritti delluomo, è data loccasione di testimoniare il proprio sdegno di fronte agli ultimi avvenimenti.
Gli attacchi di questi giorni, infatti, alla stampa nazionale e internazionale e le azioni giudiziarie intraprese dal presidente del Consiglio costituiscono una concreta minaccia alla libera manifestazione delle opinioni e al diritto/dovere dei media di porre domande e di cercare, ricevere e diffondere con qualsiasi mezzo di espressione, senza considerazioni di frontiere, le informazioni e le idee.
La reazione della pubblica opinione, apparsa tiepida e inadeguata ormai da troppo tempo, deve sapersi organizzare in una grande mobilitazione civile.
La posta in gioco è molto alta.
La storia insegna quanto sia caro il prezzo pagato dalle comunità cui sono stati limitati la libera circolazione delle idee e il dissenso.
Per dar vita nella nostra città ad un momento di costruttivo confronto su questi temi e per fissare i termini della mobilitazione del 19, siete tutti invitati mercoledì 9 settembre, alle ore 20,30, nella sala Noseda della Camera del lavoro di Como in via Italia Libera 23.
È in corso la raccolta di adesioni alla manifestazione del 19 settembre. Chiunque, a titolo personale o in rappresentanza di unassociazione, di un gruppo o altro, intenda partecipare contatti Alessandro Tarpini, Bruno Saladino, Marcello Molteni o ecoinformazioni.
Info: Bruno Saladino 338.6004019.
Oltre il 7% dell'importo della bolletta elettrica, invece che per finanziare energie rinnovabili, è utilizzato per strapagare impianti di incenerimento che bruciano scarti di raffineria e di lavorazioni industriali, plastica dai rifiuti urbani e assimilati e molte altre sostanze inquinanti, che contribuiscono all'incremento delle malattie.
L'italia è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte dell'UE ed è stata condannata. Se sei un utente, privato o aziendale, titolare di un contratto di energia elettrica, puoi chiedere la restituzione della somma per gli anni in cui è stata illegalmente utilizzata, ed evitare di pagarla anche in futuro.
In caso di vittoria avrai indietro i tuoi soldi. Avrai difeso un diritto tuo e dei tuoi figli, e avrai tutelato salute e ambiente. Motivi che sono alla base della vertenza nazionale.
Nessuno. Al massimo non avrai indietro i tuoi soldi. Ogni altro onere sarà a carico dell’Associazione.
Per esercitare un tuo diritto, tutelare la salute e difendere l'ambiente, occorrono la disponibilitàa firmare la richiesta di rimborso e 10 euro a sostegno delle spese affontate dall'Associazione per portare avanti la vertenza. La responsabilità civile dell'eventuale processo sarà a carico dell'Associazione.
Difficile prevederlo, ma sarà cura dell'Associazione tenerti informato. Consulta il sito: www.dirittoalfuturo.it dove potrai trovare ulteriori informazioni e aggiornamenti sullo stato della vertenza.
Approfondimento: Gli incentivi illegali dello stato italiano all'energia prodotta con gli inceneritori I processi di smaltimento tramite combustione di rifiuto urbano, residuo di raffinazione e scarto industriale, sono stati e sono ancora massicciamente incentivati dallo stato italiano nonostante il divieto imposto dalla legge europea (Direttiva 2001/77). L’obiettivo della Direttiva, infatti, è quello di incentivare esclusivamente l’uso delle fonti realmente rinnovabili, vale a dire riproducibili. La mancata osservanza della norma determina il rischio di ulteriori costi derivanti dalle previste sanzioni.
Preziose risorse da dedicare alle vere fonti rinnovabili, pagate da tutti i cittadini sull'importo della bolletta ENEL (oltre il 7%), per anni sono state invece illegalmente dirottate a petrolieri e inceneritori. La privatizzazione degli utili e la socializzazione delle perdite in Italia assume proporzioni inquietanti: non ci riferiamo esclusivamente al danno economico, ma soprattutto a quello sanitario e ambientale. L'incidenza dei tumori infantili cresce in Italia ad un ritmo annuo del 2%, un valore doppio rispetto al resto d'Europa. Per i bambini compresi tra 0 e 12 mesi di vita cresce addirittura al ritmo del 3,2% annuo, dato quest'ultimo certamente non imputabile al loro stile di vita. Alcuni medici italiani (P. Gentilini e C. Panizza) hanno inserito in ExternE i dati 2004/2005 di quello che viene considerato il "fiore all'occhiello" degli inceneritori, quello di Brescia, e i risultati riferiscono di costi complessivi cagionati alla salute e all'ambiente di poco inferiori a 1,5 milioni di euro l'anno. Da sottolineare, inoltre, che il progetto ExternE non prende in considerazione taluni inquinanti come le nanopolveri, i cui effetti sono ancora allo studio. Dal 2007 l'Italia vanta il primato europeo per presenza di diossina nell'ambiente. Tra le cause, l'incenerimento dei rifiuti è secondo solo alle acciaierie. Tutti i processi di combustione sono fonte d'inquinamento, compresi gli impianti a biomassa vergine, anch'essi incentivati con contributi pubblici attraverso i "certificati verdi".
Nel 1991 l'Italia attraversava un periodo di carenza energetica. Per stimolare la produzione di energia, alternativa a quella fossile, sono stati introdotti i contributi CIP6/92. Tali fondi sono stati finanziati da tutti i titolari di utenza elettrica, che si sono visti aumentare l'importo delle bollette di oltre il 7%. Tutti, quindi, abbiamo contribuito a finanziare i CIP/6, ma solo pochiprivilegiati ne hanno beneficiato: tra questi spiccano le raffinerie di petrolio e gli inceneritori di rifiuti. Solo per il 2006 l'importo dei CIP/6 è stato di 3,5 miliardi di euro. Il decreto 79 del 1999 ha creato il Gestore Servizi Elettrici (GSE) in sostituzione dell’Enel nella gestione della rete elettrica. La Direttiva europea 2001/77 ha poi sancito che i rifiuti non biodegradabili fossero esclusi dagli incentivi. La legge italiana, col decreto 387 del 29/12/2003, non ha però recepito tale Direttiva e di conseguenza l'Europa ha aperto unaprocedura d'infrazione contro l’Italia. La soluzione con lo stopagli incentivi, anche se in parte vanificata da alcune deroghe, è arrivata solo con la finanziaria 2007.
Per questo, è un nostro diritto chiedere il rimborso dei nostri soldi utilizzati per incentivare attività non previste dalle norme europee, dal 2001 al 2007.
Nel 1999 il decreto n°79 ha introdotto anche i certificati verdi, che sono una modalità di incentivazione diversa dai CIP6. Prevedono che i produttori di energia non rinnovabile siano costretti a produrre una quota di energia rinnovabile pari al 2%. Se il produttore non possiede impianti appositi può comprare un equivalente di energia in certificati verdi, da un produttore che ha impianti per l’energia rinnovabile. La quotazione di questi certificati non è fissata per legge, come accade coi CIP6, ma viene contrattata nella borsa elettrica ospitata telematicamente dal Gestore del Mercato Elettrico (GME). Di fatto i certificati verdi si trasformano in incentivazioni sull’energia prodotta come i CIP6, ma si distribuiscono sull’utente attraverso un aumento del prezzo dell’energia effettuato dal produttore. La particolarità è che il prezzo dei certificati è variabile e sottoposto a regole non facilmente prevedibili. Se nel 2006 il valore del CV ha toccato i 144 euro, attualmente è precipitato sotto i 79 euro.
I contributi finanziari rendono conveniente bruciare plastiche, carta e legno, mentre sarebbe più redditizio, sia dal punto di vista energetico che da quello economico, riciclarli o riutilizzarli. La stessa industria del riciclo ne ha sofferto. Alcune aziende sono costrette a comprare materiale da riciclo all’estero perché in Italia questa materia scarseggia. Tra tutti gli effetti perversi questo è quello che induce più povertà al nostro sistema economico. perché ci priva di molti posti di lavoro che altrimenti sosterrebbero un sistema virtuoso di re -immissione della materia nel ciclo produttivo. Basti pensare che la plastica si deve avvalere di una diffusa e specifica tecnologia sviluppata localmente, e ciò permetterebbe a molte piccole aziende produttrici di sviluppare anche la parte di riutilizzo della materia raccolta e non bruciata.
Molti credono che la mancata raccolta differenziata sia imputabile alla mancanza di civiltà del cittadino. Questo assunto è però smentito da tutti gli esempi virtuosi che si stanno affermando in Italia. Sono infatti proprio gli incentivi a “convincere” i tecnici provinciali e comunali o i tecnici delle aziende di gestione a modulare il livello di raccolta differenziata a valori bassi. In poche parole, i disservizi sui rifiuti ci vengono fatti pagare due volte: con la bolletta dei rifiuti e con quella dell’elettricità, per continuare ad utilizzare antieconomici impianti di combustione. L'emblema di questo processo lo troviamo a Brescia dove il più grande inceneritore d’Europa, che riceve incentivi CIP6 per più di 25 milioni di euro all’anno, ha di fatto bloccato la raccolta differenziata al 40%, mentre altre zone che per lungimirante strategia non hanno adottato l’inceneritore, sono prossime all’80%. Oppure in Campania, dove il miraggio di questi incentivi ha indotto gli amministratori locali a lasciare che la raccolta differenziata e la buona gestione dei rifiuti naufragassero in mezzo a mille disservizi, per accumulare carburante nella forma di eco balle destinate al costruendo inceneritore di Acerra. Le eco-balle, peraltro formate da rifiuti indifferenziati, fuori norma, e quindi nemmeno inceneribili, sono state usate come ipoteca per le banche che sovvenzionano l’impianto. Fortunatamente la magistratura ha sospeso questo scempio, ma la cattiva gestione, frutto di una politica spregiudicata, ha lasciato la regione nelle condizioni che tutti conosciamo.
La pianificazione finanziaria degli inceneritori deve contare su introiti certi, per potersi ripagare. Il certificato verde si è dimostrato inadatto allo scopo, e i grandi impianti di incenerimento hanno subito una battuta d’arresto in tutt’Italia. Le lobby dell’incenerimento sono però trasversali e pervasive. Citiamo ad esempio l’episodio occorso in fase di votazione dell’emendamento alla finanziaria 2006, che avrebbe dovuto bloccare gli incentivi CIP6 un anno prima di quanto poi avvenuto, in linea con quanto chiede l’Europa. In sede parlamentare ci si accorse che il testo in votazione era difforme da quello concordato e licenziato dalla commissione parlamentare. Ricomparve “e assimilate” vicino alla dicitura “fonti rinnovabili”, e questo, assieme ad alcune deroghe concesse di lì a poco, ebbe l’effetto di non cambiare nulla e di confermare i contributi concessi.
Ora le lobby industriali e impiantistiche sono nuovamente in azione: in parlamento si sono fatte sentire per bocca del ministro dell’ambiente, che ha annunciato di voler ripristinare un meccanismo simile ai CIP6. Al di là della retorica contro i comitati locali che si battono contro l’incenerimento, possiamo leggere il desiderio da parte delle aziende di attendere che la situazione dei contributi trovi una definizione stabile. Ci attendiamo che tra non molto compaia una nuova forma di incentivazione, nascosta per esempio tra le infinite pieghe delle nostre enciclopediche finanziarie.
Constatato il fallimento della via politica, non ci resta che ricorrere a quella giudiziaria.
Come cittadine/i, comunità in lotta, comitati popolari, abbiamo possibilità di far sentire la nostra voce attraverso una vertenza legale, denunciando il gestore della rete elettrica e intimando la restituzione di ciò che ci è stato sottratto illegalmente con le bollette dal 2001 al 2007. Ogni utente, intestatario di una bolletta di energia elettrica, potrà sporgere denuncia con l’aiuto e l’assistenza della nostra associazione. Verrà rappresentato davanti al giudice della sua città, il quale non potrà che applicare la legge prevalente, ovvero quella comunitaria, e disporre il rimborso di quella parte di bolletta elettrica che è servita per incentivare illegalmente gli impianti di incenerimento. L’azione potrà assumere una certa rilevanza se le persone che si appellano alla giustizia saranno molte migliaia.
Questi incentivi sono stati sottratti al cittadino in modo illegale. E’ un diritto poterli riavere indietro, ma questa non può essere l’unica motivazione per un’azione tanto complessa. Dobbiamo farci sentire, e soprattutto dobbiamo credere nell’importanza del senso politico che questa azione cerca di esprimere:la necessità di porre un freno alla volontà di trasgredire ogni regola per favorire affari privati contro l’interesse dei cittadini.
Intendiamo muoverci in modo autonomo, fuori da ogni condizionamento ideologico o partitico, con l’obiettivo di far rispettare un diritto acquisito che altrimenti sarebbe ignorato. L’Associazione Diritto al futuro porterà avanti una battaglia legale che ha bisogno del sostegno dei cittadini affinché sia efficace
L'Associazione Diritto al Futuro si è ufficialmente costituita a Roma l’8 novembre 2008. Ha al suo interno un gruppo di persone attivamente impegnate sul tema dell’incenerimento dei rifiuti, nel Movimento RIFIUTI ZERO e nella promozione dell’Alternativa RIFIUTI ZERO al 2020. Si avvale di un collegio di avvocati che ha preso a cuore la causa, della quale ha valutato nei dettagli ogni aspetto. Il cittadino che accetta di sostenerci in questa vertenza, pertanto, non corre nessun rischio. Gli chiediamo soltanto di contribuire alla causa con il versamento di una quota di 10 euro - che sarebbe restituita insieme con le cifre recuperate nel caso molto probabile di un esito positivo della vertenza) - e di firmare una delega, il consenso al trattamento dei dati personali e il contratto che scarica all’Associazione Diritto al Futuro tutta la responsabilità civile del processo. Le azioni successive saranno gestite direttamente dall’Associazione. In pratica ogni utente di energia elettrica, in regola con i pagamenti verso il GSE (che ha sostituito l’Enel), sporge denuncia per riavere indietro i propri soldi. Per questo si dovrà presentare, munito anche della propria bolletta elettrica e della carta di identità, davanti a un nostro incaricato. Questa operazione non si può delegare, ma per il cittadino è l’unico “fastidio” di tutta l’operazione. Il resto verrà da sé, perché il percorso della vertenza sarà gestito in autonomia dall'Associazione tramite il lavoro del Consiglio Direttivo, eletto democraticamente dall'Assemblea dei Soci, e da un Collegio Tecnico di avvocati di cui l'Associazione si è dotata.
Vista la novità di questa azione è difficile delineare un piano dettagliato di ciò che avverrà o prevedere a quale grado di giudizio si approderà, e soprattutto in quanto tempo questo potrà avvenire. Il percorso sarà deciso anche in base alle adesioni e quindi alla capienza economica di cui l’associazione potrà disporre, oltre che alle prime risposte da parte della magistratura.
L’Associazione non ha finalità di lucro, per cui ogni euro raccolto sarà utilizzato per la promozione della campagna. I finanziamenti arriveranno anche dalle somme che saranno ottenute a risarcimento nel caso di vittoria nelle cause. L'Associazione tratterrà il 20% di quanto restituito per coprire i costi della vertenza. Il bilancio della campagna, così come tutto il materiale divulgativo e lo stato di avanzamento della vertenza, saranno resi pubblici sul sito.
La Rete Nazionale Rifiuti Zero promuove l'iniziativa "Vertenza CIP6", ovvero la richiesta di risarcimento della quota di bolletta di energia elettrica impiegata dallo Stato per sovvenzionare inceneritori ed affini, nel periodo intercorso fra il 2004 e il 2007. La fattibilità è motivata dalla direttiva europea, recepita poi dall'Italia, con la quale si escludevano i rifiuti dal novero delle energie rinnovabili.Per ulteriori informazioni potete visitare il sito www.progettocivile.org e quello dell'Associazione Diritto al Futuro, www.dirittoalfuturo.it
Il 29 gennaio 2008 sul nostro blog compare il messaggio di un iscritto che pone alla nostra attenzione l'imminente realizzazione di una centrale a biomasse nel comune di Villa Guardia. Siamo tutti molto curiosi e decidiamo di seguire il progetto, prima di tutto informandoci su cosa siano le centrali a biomasse ovvero quali sono i pro e i contro di questi impianti.
In rete troviamo molta documentazione che in gran parte si tratta di documenti redatti da medici.
Il 29 febbraio 2008 il Comune di Villa Guardia organizza un incontro pubblico per presentare il progetto ai cittadini, e in quell'occasione consegniamo all'Amministrazione Comunale una relazione che nel frattempo alcuni di noi hanno preparato con l'obiettivo di fornire un quadro organico, ancorché non esaustivo, e di contribuire a fare chiarezza sull'argomento.
Nel frattempo, per avere un parere medico sanitario, ci siamo rivolti all'Ordine dei Medici di Como.
Il 28 aprile 2008 la nostra richiesta viene letta in consiglio e viene dato incarico al Dott. Nespoli (ISDE) di raccogliere informazioni sull'argomento.
A fine settembre ci viene recapitata una lettera spedita dall' Ordine dei Medici, contenente la risposta alla nostra richiesta.
Trattandosi di una risposta ufficiale, per giunta dell'Ordine dei Medici di Como, decidiamo di “calmarci” dal momento che la centrale sembra essere effettivamente “cosa buona”. Tuttavia, anche a seguito delle discussioni che nel frattempo abbiamo fatto in occasione di successivi incontri con il gruppo, sono state fatte ulteriori ricerche in rete mirate a scovare quelle considerazioni e quelle analisi che in qualche modo potessero arricchire ulteriormente quelle già fatte. Il web ne è pieno.
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