Mario Lucini dichiara che la colpa sarebbe di tutti meno che sua. Indubbiamente non possiamo essere noi ad accertare le responsabilità penali, compito che spetta alla Magistratura. Ma politicamente non possiamo fare a meno di notare come una politica che fa dello scaricabarile il suo pilastro non possa portare a niente di buono per la città.
Stefano Rognoni (Prc/SE_Circolo Territoriale "Città di Como")
«In riferimento ad alcuni recenti articoli di stampa, per trasparenza e correttezza nei confronti dei miei cittadini e per chiarezza nei confronti di quelli comaschi, vorrei sottolineare che intendo continuare a svolgere il mio incarico al meglio delle mie possibilità, sino alla sua naturale scadenza: primavera 2018. Tra l’altro, proprio qualche giorno fa, il Consiglio comunale di Cernobbio ha approvato la delibera che avvia il progetto di fusione del mio paese con i limitrofi Comuni di Moltrasio e Carate Urio. Si tratta di un’importante sfida per il futuro di Cernobbio, sfida in cui credo fortemente e che merita la mia massima abnegazione sino al referendum che si svolgerà nel prossimo autunno. Non ho mai pensato di lasciare anticipatamente il mio incarico e attualmente la mia unica ambizione è proseguire al meglio nel mio impegno. A livello personale, sono ovviamente lusingato del fatto che il mio nome sia stato ventilato in riferimento alla carica di sindaco di Como. Ritengo si tratti di un’attestazione di stima nei confronti del lavoro svolto dall’amministrazione di Cernobbio in questi anni, anche in collaborazione con la città capoluogo e con Mario Lucini, che stimo e apprezzo. Sono convinto che per la città di Como emergeranno disponibilità tali da garantire l’elezione di un sindaco che sappia governare al meglio il capoluogo lariano, punto di riferimento di tutto il territorio comasco». Paolo Furgoni Sindaco di Cernobbio Cernobbio, 16 dicembre 2016
Sabato 11 dicembre l’ennesimo grave episodio. Un ragazzino di quindici anni che ha tentato il suicidio all’interno di un container ed è stato salvato solo grazie all’intervento di altri ragazzi che hanno sfondato la porta.
In precedenza erano stati segnalati furti di telefonini e una rissa. Qualcuno dovrebbe spiegarci cosa sta accadendo dentro il Centro di accoglienza per migranti di via Regina Teodolinda che doveva essere temporaneo ma sappiamo tutti che di temporaneo non ha nulla.
La Federazione Provinciale del Partito della della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea unitamente ad altre associazioni e partiti, è stata in prima linea questa estate per l’accoglienza ai migranti e sin da subito ha palesato le difficoltà relative alla gestione del Centro anche per la compresenza di adulti e minori non accompagnati (che per legge dovrebbero essere inseriti in percorsi di accoglienza differenti ed a scolarizzazione).
Cosa stanno facendo Prefettura, Comune di Como, Caritas e Croce Rossa per garantire una convivenza dignitosa a soggetti che scappano da guerre e povertà?
Ci chiediamo se sia normale che accadano episodi come quello di sabato scorso e se si stia facendo tutto il possibile per garantire una convivenza pacifica e dignitosa ai migranti che vivono nel Centro.
O forse dobbiamo aspettare che ci scappi il morto per far sì che l’opinione pubblica nazionale si occupi (non certamente in senso positivo) nuovamente del Centro di accoglienza temporaneo di via Regina Teodolinda?
Crediamo che l’obiettivo primario sia quello di evitare che si ripetano episodi spiacevoli come quelli dell’ultimo mese e gli Enti preposti a garantire una gestione oculata della vicenda ci sono.
Ciao,
Straordinario risultato nel referendum del 4 dicembre che ha bocciato la deformazione della Costituzione proposta dalla Renzi- Boschi e insieme ha reso inservibile la legge elettorale ipermaggioritaria per la Camera (Italicum), che per di più è in attesa del giudizio della Corte costituzionale.
Il primo grande risultato è l'affluenza al voto. Hanno votato i 2/3 degli aventi diritto, in controtendenza con le recenti consultazioni, confermando che gli elettori quando sanno di poter contribuire a decidere partecipano e votano.
Grazie alle elettrici e agli elettori italiani per questa prova di maturità e di impegno.
Per di più questo conferma che la Costituzione non è affatto lontana dall'attenzione dei cittadini, che invece si sono dimostrati ben consapevoli della sua importanza a garanzia della convivenza civile nel nostro paese, della qualità della nostra democrazia, dell'attuazione effettiva di diritti fondamentali (lavoro, salute, istruzione, ecc.) in essa ben descritti e per la cui attuazione occorrono assetto istituzionale e modalità decisionali coerenti con gli obiettivi.
Chi pensava che aumentando il numero dei votanti avrebbe vinto il Si ha sbagliato i suoi conti. Gli elettori hanno votato in tanti, anzi hanno fatto le code per votare e per bocciare a stragrande maggioranza la deformazione della Costituzione voluta dalla Renzi- Boschi.
Noi non abbiamo mai creduto a questa predizione, che in sostanza giudicava gli elettori immaturi. Noi abbiamo sempre chiesto anzitutto agli elettori di andare a votare, ritenendo che il voto sia una prova di maturità e di democrazia. Per questo la nostra iniziativa referendaria ha sempre avuto fiducia negli elettori, nella convinzione che convincere astenuti ed indecisi a votare è in sé un contributo importante alla partecipazione democratica. Questo lo rivendichiamo con orgoglio.
Il voto non lascia dubbi, il No ha stravinto. Dal 4 dicembre scorso chiunque proporrà modifiche della Costituzione dovrà prestare grande attenzione alla loro coerenza con lo spirito e l'impianto della nostra Carta fondamentale, che non può e non deve essere stravolta nei principi fondamentali. Inoltre in futuro dovranno essere sottoposte solo proposte chiare agli elettori mettendoli in grado di scegliere, senza i confusi imbrogli della deformazione Renzi- Boschi.
Ora occorre continuare non solo con la vigilanza sul rispetto dell'esito del voto, ma pretenderemo che mai più ci siano provvedimenti come jobs act, trivelle a gogò, buona (pessima) scuola, acqua non più pubblica. Rivendichiamo il diritto di Comitati come il nostro, che sono rappresentanti dei cittadini e da essi partecipati (oggi sono circa 750 i nostri comitati territoriali) di essere ascoltati e messi in condizione di fare circolare le loro opinioni.
Como, dicembre 2016 - A più di un anno dal conferimento al gestore unico "Como Acqua", il processo è fermo al palo. Alcuni problemi sono ancora irrisolti: "Al momento - spiega Giuseppe Augurusa, responsabile ufficio legale e delegato alle partecipate della Cgil di Como - siamo ancora al gestore "plurimo" e non unico, non sono state avviate le fusioni dei rami d'azienda, non è stata risolto il rapporto con le società a capitale misto, inconferibili con le cessioni dei rami d'azienda e senza accordo
con gli imprenditori privati (sono due: "Como depur", partecipata del Comune di Como, e "Lariana depur"), resta ancora da capire come sarà gestita in futuro la parte di lavoro in economia (si esclude che i comuni possano impegnere i propri dipendenti) e resta quindi indefinita la pianta organica, non è a regime un sistema unico di fatturazione. Quest'ultimo aspetto, inoltre, alla lunga solleva un problema di legittimità: chi emette le bollette deve corrispondere a chi gestisce". La Cgil è presente
al tavolo come gruppo di lavoro che si occupa del personale; le grandi questioni, quindi, restano ancora irrisolte. "Però - aggiunge Augurusa - ci si è prodigati senza passare dall'assemblea dei soci (atto di trasparenza che ci pareva dovuto), a nominare un direttore generale. Siamo sorpresi: non capiamo quale necessità vi
fosse di procedere a una nomina attraverso un bando "balneare". In questa fase, quindi, Como Acqua si ritroverebbe con zero dipendenti e un direttore generale. Una
situazione singolare sia secondo buon senso sia secondo la legge, che prevede la governance inferiore al numero degli addetti. Lo stipendo del dg, 160mila euro all'anno per tre anni, ci sembra in questa fase un investimento fuori luogo. Ci sarebbe sembrato più logico investire su una figura così importante dopo aver ricompreso dentro
Como Acqua un primo patrimonio industriale".
"Intendiamo stigmatizzare - aggiunge Giacomo Licata, segretario generale della Camera del Lavoro di Como - la scelta del CdA che, a nostro avviso, getta discredito anche sulla politica. Non crediamo di affermare nulla di nuovo evidenziando che la nomina dei componenti del CdA è frutto di un intesa tra le principali forze politiche a cui
fanno riferimento i soci.
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