L’assessore alla riqualificazione e pianificazione urbanistica del Comune di Como, assieme ai progettisti incaricati dai proprietari, ha incontrato, a Ponte Chiasso, la cittadinanza per presentare il progetto preliminare per la riqualificazione delle aree ex-Lechler/Albarelli. “Erano molti i residenti presenti e anche parecchio scettici e preoccupati del nuovo progetto – fa sapere Barbara Cereghetti, segretaria del Circolo Pd Como Nord –. Tanti anche gli interventi, da parte del pubblico, che hanno evidenziato delle problematiche non da poco. Ad esempio, dovrebbero essere tolti i parcheggi a raso lungo l’ultimo tratto di via Bellinzona, dove sorgono le attività commerciali. Ci si è chiesti chi andrebbe mai a parcheggiare in un centro commerciale per poi recarsi a piedi fino ai negozi di via Bellinzona”.
Ma i temi toccati dai residenti sono stati anche altri, come spiega Cereghetti: “Far proseguire la banchina ferroviaria fino alla stazione di Chiasso vorrebbe dire che i frontalieri andrebbero diretti a prendere il treno senza passare dalla via Bellinzona, dove al mattino sostano per un caffè nei bar. Poi c’è la questione dei parcheggi: 1400, ma solo 200 saranno liberi, cioè a disposizione di residenti e frontalieri, ma ancora non è chiaro se a pagamento o meno, sicuramente insufficienti. Una grande perplessità viene anche dal fatto che, a proposito delle cubature dei cosiddetti centri commerciali, il Piano generale del territorio comunale prevede nella zona una media distribuzione, attorno ai 1500 metri quadri, ma il progetto ne prevede 2500/3000. I progettisti hanno risposto di fare riferimento alla normativa nazionale e che, dopo un consulto con un avvocato, hanno capito di poterlo fare e lo faranno. Cosa che non è piaciuta per nulla ai residenti”.
A questo punto, alla segretaria Pd non resta che augurarsi “vivamente che l’assessore Butti faccia tesoro delle preoccupazioni di chi abita in questo quartiere, che abbia un occhio di riguardo per i commercianti della zona e che faccia in modo di avere il migliore progetto possibile di riqualificazione di Ponte Chiasso e di salvaguardia della piccola distribuzione. Faccio presente che il progetto non è pubblicato sul sito del comune come faceva l’amministrazione Lucini, e che prima di fare gli incontri con i progettisti andavano incontrate le persone. Questa non è certo partecipazione”, conclude la Cereghetti.
“Se ne stanno andando tutti: finirà che il sindaco rimarrà da solo a governare un’intera città. Forse è ora che vadano a casa e passino nuovamente la parola ai cittadini”, è un chiaro invito quello di Tommaso Legnani, segretario cittadino del Pd, di fronte alla situazione che si sta creando, sotto gli occhi di tutti, in Comune a Como.
“La Giunta è allo sbando. Ormai, oltre a Landriscina, rimangono praticamente poche persone. E il sindaco non molla. Una situazione mai vista altrove, soprattutto in governi di città capoluogo”, insiste Legnani.
D’altra parte, fa notare il segretario Pd, “il clima è pesante, gli stessi assessori dicono che è impossibile lavorare, uno dopo l’altro staccano la spina. Adesso tocca alla Rossotti, arrivata entusiasta per occuparsi di cultura e turismo, poi se ne va via probabilmente anche Galli, che aspetta solo l’evento Giro d’Italia per togliere il disturbo. A questo punto, viene da dire peccato che non lasci anche Pettignano, e in modo definitivo, senza ripensamenti, così azzeriamo tutto e ricominciamo da capo”.
Dunque, è ipotesi elezioni anticipate: “A questo punto la smettano con questo teatrino, oppure vadano a casa e lascino nuovamente la parola ai cittadini di Como, perché la città ha bisogno di essere governata in modo serio. Certo che così non si può continuare: il sindaco che doveva essere indipendente dai partiti, non riesce a tenere sotto controllo alcunché e i risultati sono plateali: cantieri e iniziative ferme, manifestazioni cancellate, lavori in ritardo. Forse al centrodestra serve fare una riflessione e prendere una decisione definitiva”.
Venerdì 15 marzo prende il via “Crescendo insieme”, un percorso per incontrarsi e confrontarsi rivolto ad adulti alle prese con il compito educativo che comporta l’avere figli in età compresa tra zero e sei anni. La proposta è promossa dal Comune di Cernobbio in collaborazione con l’Asilo Nido “Rita Fedrizzi”; le scuola dell’Infanzia di Rovenna, Piazza Santo Stefano e “Davide Bernasconi” di Cernobbio; e la scuola Waldorf di Cernobbio. Il tema della prima serata, in programma come detto venerdì 15 marzo dalle ore 20:45 presso la sala consiliare di Cernobbio, sarà “Incontri e scontri: il difficile mestiere di essere genitore e l’arte del comunicare” con la partecipazione della dott.ssa Chiara Lazzaretto.
Le altre serate del percorso si svolgeranno mercoledì 19 aprile (ore 20:45) con a tema “La rabbia: accettarla, comprenderla ed aiutare il bambino a gestirla” con la partecipazione della dott.ssa Sara Gatti; e mercoledì 15 maggio (ore 20:45) dedicata a “Regole e limiti: i confini della libertà per crescere sicuri”.
Interveniamo in merito a quanto sta succedendo presso il Tribunale di Como, nel corso del processo contro i responsabili (alcuni dei quali accusati di associazione mafiosa) dei pestaggi e delle sparatorie verificatisi in centro a Cantù negli scorsi anni.
Riteniamo gravissimi, oltre che fuori luogo, i recenti attacchi alla stampa e ai cronisti, ai quali rivolgiamo invece la nostra solidarietà, oltre che il ringraziamento per l’attenzione con cui seguono, con grande professionalità, le vicende e la cronaca legate proprio alla presenza mafiosa nel nostro territorio.
Come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” da tempo ci occupiamo di legalità e di lotta alle mafie in provincia di Como e nel Canturino. E siamo preoccupati per quanto sta avvenendo in queste settimane in Tribunale a Como: un clima “intimidatorio”, in cui alcuni famigliari degli imputati si permettono di schiamazzare conto testi e PM. E ora alcuni avvocati della difesa che criticano la stampa e la presenza dei cittadini (!), i quali invece, grazie alla loro partecipazione, costituiscono un doveroso presidio di legalità.
Far prevalere la legalità è proprio il primo obiettivo da perseguire. L’abbiamo più volte detto, anche durante l'incontro pubblico organizzato dalla nostra associazione lo scorso novembre nella sala dei convegni di Cantù, alla presenza di 200 persone. Anche in quella occasione abbiamo cercato di stimolare la voglia di legalità da parte dei Canturini, così come abbiamo, per primi, chiesto al Comune di Cantù di costituirsi parte civile nel processo. In quest’ultimo caso abbiamo purtroppo ottenuto risposte negative (che evidenziano una grave sottovalutazione del fenomeno ‘ndrangheta) da parte delle forze politiche che sostengono l’attuale maggioranza in Comune.
Ora possiamo invece constatare, seppur con ritardo e solo a seguito dei gravi episodi durante il processo a Como, che si è avviata una positiva mobilitazione civica (a partire dalla presenza della Commissione Regionale Antimafia, delle associazioni e degli studenti), a tutela della legalità.
Non ci sarà nessuna manifestazione in piazza Garibaldi per ribadire che Cantù non è una città omertosa.
Desta perplessità la prima decisione adottata dalla neonata Consulta sulla Permanente sulla Sicurezza Urbana e sulla Legalità, l'Osservatorio nominato qualche giorno fa in Comune che resterà in carica fino alle prossime elezioni. L'idea era quella di organizzare una manifestazione in prossimità della Giornata Nazionale delle Vittime di Mafia. Erano già state individuate data e ora, sabato 23 marzo nel primo pomeriggio, per permettere anche agli studenti di partecipare. Ma la Consulta ha espresso parere negativo invitando l'Amministrazione a rinunciare.
Sulla decisione finale dell'Osservatorio, avrebbe pesato la previsione di una scarsa partecipazione all'iniziativa e il conseguente timore di esprimere un messaggio controproducente.
“Apprendiamo dai giornali la notizia che è saltato il progetto di una manifestazione in piazza a Cantù – commenta Monica Forte, Presidente della Commissione Antimafia, Anticorruzione, Legalità e Trasparenza di Regione Lombardia - Questo francamente ci dispiace parecchio perché se anche fosse stata l'unica azione di questa neonata Consulta sulla Sicurezza che praticamente con un ritardo di due anni ha fatto la sua prima riunione e che andrà a scadenza a breve, sarebbe stato un segnale piuttosto considerevole per la città di Cantù. E francamente ne sarebbe valsa la pena”.
L'importanza di una manifestazione pubblica, anche alla luce delle recenti udienze del processo sulla 'ndrangheta canturina, avrebbe lanciato un segnale importante.
“Comprendo poco le preoccupazioni in merito al rischio di una scarsa partecipazione – sottolinea Monica Forte - La Consulta è composta non soltanto da rappresentanti dell'Amministrazione ma anche da vari soggetti di associazioni locali: con un po' di buona volontà e con due settimane di tempo a disposizione, la manifestazione si sarebbe potuta organizzare. Non stiamo parlando di un concerto in cui bisogna fare i conti con la preoccupazione di avere il sold-out. Se in piazza fossero state presenti anche solo dieci persone, avrebbe comunque dato l'immagine di una parte della città di Cantù che si ribella a questa situazione. E l'eventuale scarsa partecipazione ci avrebbe raccontato le difficoltà di questo territorio ad alzare la testa e a elaborare un fenomeno ormai conclamato”.
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