Terminato il progetto Emergenza freddo, si ripropone la drammatica vicenda delle permanenze notturne sotto il porticato dell’ex chiesa di San Francesco (e di altri luoghi meno visibili della città). Non e’ piu’rinviabile la decisione di aprire un nuovo dormitorio a Como. La mozione presentata in consiglio comunale va in questa direzione e dimostra una sensibilità politica trasversale e un richiamo ai valori minimi di dignita’ umana. "Como, citta’ turistica, brand internazionale, non puo’ permettersi di scaricare gli ultimi - commenta Matteo Mandressi, componente di segreteria della Camera del Lavoro di Como - Occorre dare una risposta a un’ emergenza contenuta nei numeri e facilmente risolvibile. La Cgil ancora una volta chiede a questa amministrazione un gesto di responsabilità. S'individui immediatamente un luogo, magari tra le numerose proprietà immobiliari inutilizzate del comune, per aprire il nuovo dormitorio. Lo chiede a gran voce la cittadinanza. Il volontariato e l’associazionismo hanno fatto ampiamente la propria parte, supplendo sovente all’assenza dell’intervento pubblico. All’appello manca solo la giunta comunale".
In Consiglio comunale è stata presentata dalla consigliera comunale Patrizia Maesani (con le firme di Barbara Minghetti, Maurizio Traglio e Vittorio Nessi di Svolta Civica, Patrizia Lissi, Stefano Fanetti e Gabriele Guarisco del Partito Democratico, Fabio Aleotti del M5S e Bruno Magatti di Civitas) una mozione per richiedere che il Comune metta a disposizione uno stabile di proprietà per la realizzazione di un dormitorio per le persone senza fissa dimora.
Tale problematiche sono state nei mesi scorsi ripetutamente sollevate in numerose occasioni dalla rete Como senza frontiere (e da altre associazioni, tra cui Como Accoglie, che alla rete pure aderisce), ancora in tempi recenti all'interno della campagna Solidarietà spicciola, e riportate anche ufficialmente all'attenzione dell'Amministrazione cittadina e del Consiglio comunale senza ottenere risultati concreti.
Como senza frontiere ritiene quindi la presente iniziativa doverosa, per quanto tardiva, e chiede con forza che il Comune di Como si decida finalmente ad affrontare una parte almeno delle proprie responsabilità nei confronti delle persone più fragili presenti sul proprio territorio.
La consigliera Maesani ha anche proposto che la mozione venga sostenuta con una foto postata con l'hashtag #mettiamocilafaccia, in modo da fare pressione sulla Giunta.
Di seguito il testo della mozione.
"Premesso
che nella città di Como negli ultimi anni, anche a causa della grave crisi economica, il numero delle persone senza fissa dimora è aumentato in maniera esponenziale;
che molte di queste persone versano in stato di salute fisica ed a volte mentale precaria;
che molti senza fissa dimora hanno un'età anagrafica prossima alla terza età;
che le persone utenti del dormitorio messo a disposizione di Caritas nell'ambito del progetto “Emergenza Freddo” quest'inverno si aggiravano attorno a cento di cui 10/15 donne;
che con la conclusione del progetto Emergenza Freddo queste persone da fine marzo non hanno più riparo per la notte e sono costrette a dormire in ricoveri di fortuna a detrimento della propria salute/incolumità e del decoro e dell'igiene della città stessa;
che, parimenti, all'interno della struttura Cardinal Ferrari hanno trovato riparo anche cento migranti ospitati in tensostrutture per il periodo invernale;
che per questi ultimi il periodo di accoglienza finirà con il 30 aprile ed anche queste persone si troveranno per strada;
che il Comune di Como si è sempre distinto per l'accoglienza e l'attenzione agli ultimi e ciò a prescindere dalle maggioranze politiche che governavano la città;
che il mondo del volontariato cittadino che quest'inverno si è preso cura dei senza fissa dimora è costituito da diverse centinaia di uomini e donne che sarebbero ben disposte a prestare servizio anche durante gli altri mesi dell'anno atteso che la povertà come la solidarietà non vanno in vacanza!;
che il Comune di Como ha a disposizione innumerevoli immobili vuoti e privi di destinazione e progettualità futura.
Tanto premesso, si chiede al Sindaco ed alla Giunta di individuare e destinare un immobile comunale dormitorio permanente per le persone senza fissa dimora, affidando il predetto immobile in gestione alle associazioni di volontariato che da ben dieci anni partecipano al progetto “Emergenza Freddo”.
#mettiamocilafaccia
Per l’Ottava Sezione il saluto fascista non costituisce reato. Sentenza scandalosa. Paolo Ferrero, vicepresidente del Partito della Sinistra europea e candidato nel collegio Nord Ovest per la lista la Sinistra ha dichiarato: “E’ incredibile che l’ottava sezione penale del Tribunale di Milano abbia assolto 4 fascisti - accusati di aver fatto ripetuti saluti romani il 25 aprile 2016 al Cimitero Maggiore di Milano in occasione di una commemorazione al campo 10 dei caduti e dei gerarchi della repubblica sociale italiana – stabilendo che “il fatto non costituisce reato”. Visto che la legge Mancino, all’articolo 2, prevede espressamente la punibilità delle manifestazioni esteriori usuali del partito fascista, ci troviamo qui di fronte ad una chiara disapplicazione della legge. Questo fatto è inaccettabile. Nell’invitare la magistratura tutta ad una attenta riflessione su un fatto di questa gravità chiediamo che il CSM ponga alla propria attenzione la vicenda milanese e questa scandalosa sentenza. E’ infatti del tutto evidente che la recrudescenza di fenomeni neofascisti è direttamente proporzionale al lassismo con cui lo stato democratico affronta la questione. Come all’inizio degli anni 20 del secolo scorso la forza della barbarie fascista non è propria ma dovuta all’ignavia degli apparati dello stato.”
“Insoddisfatta per la risposta ricevuta oggi perché non c’è traccia di nessun impegno concreto da parte del Ministero dell’Ambiente, si mettono in fila solo misure assunte dal precedente Governo: l’Accordo del 2013, quello del 2015 con lo stanziamento di 350 milioni per la mobilità e 11 milioni per interventi urgenti, e il successivo Accordo del 2017 sull’inquinamento del Bacino Padano. Tutte azioni tangibili, fatte dal precedente Governo. E l’attuale Ministro cosa fa? Intraprende solo un generico dialogo e istituisce un Gruppo di lavoro con gli altri Ministeri senza nessuna indicazione concreta. Sinceramente, ci saremmo aspettati qualcosa di più concreto”. Lo dichiara la deputata comasca Chiara Braga dopo che il ministero dell’Ambiente ha dato risposta all’interrogazione presentata dall’esponente dem lo scorso mese di marzo volta a sollecitare il Governo a intervenire per far fronte ai problemi connessi all'alternarsi di eventi meteorologici estremi di grande intensità e violenza con periodi di di grave siccità, al fine di garantire un equilibrio di prelievo e consumo d'acqua dolce in riferimento al livello idrico dei bacini idrografici dei laghi alpini e subalpini.
“Sul livello delle acque del Lago di Como – chiarisce la Braga - ho segnalato con rammarico come non ci sia nessun riferimento alle iniziative che erano state intraprese nel 2018 su stimolo mio e del collega comasco Mauro Guerra per rivedere il livello di regolazione, impegni restati sulla carta per mancanza di risposte da Regione Lombardia”.
“Il problema del livello delle acque – conclude la Braga - non è un’emergenza ma un dato strutturale. Per questo è necessario che il Ministero affronti la questione, anche tenendo conto delle pluralità di interessi economici che gravano sull’uso dell’acqua e che non possono compromettere gli interessi ambientali e di sicurezza dei versanti dei Comuni rivieraschi. Oggi, purtroppo, nessuna parola su questo punto; tornerò a chiedere al Ministero Ambiente un interessamento concreto, che dia riscontro alle istanze dei Comuni del nostro Lago”.
“Bocciare la mozione che chiede di destinare, almeno in parte, i proventi del parcheggio dell’ospedale Sant’Anna allo stesso nosocomio, magari destinandoli a interventi per migliorare l’accesso all’ospedale o il pronto soccorso, anziché interamente al Comune di San Fermo della Battaglia, è una grave mancanza di volontà politica, una rinuncia a difendere l’interesse pubblico e non solo quello della città di Como”, è duro il commento di Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd e promotore della raccolta di firme, arrivata a 5mila adesioni, per la modifica dell’accordo sul nuovo ospedale, dopo il voto contrario della maggioranza del consiglio comunale di Como alla mozione del Pd.
“Il sindaco leghista Landriscina e la Giunta di centrodestra vogliono far pagare caramente il parcheggio ai malati e ai loro famigliari, senza nemmeno che quei soldi vadano all’ospedale – aggiungono i consiglieri comunali Pd Stefano Fanetti, Patrizia Lissi e Gabriele Guarisco –. Chi governa oggi Como non ha la minima intenzione di intervenire a beneficio della collettività nel momento più difficile, quello che riguarda la salute di ogni cittadino”.
I consiglieri comunali e regionale dem spiegano: “Lo scopo della modifica dell’accordo richiesto dalla mozione non era favorire questa o quella parte, un ente piuttosto che un altro, ma avere un ospedale efficiente e fruibile dai cittadini, senza penalizzare nessuno. Quello che abbiamo proposto è che si verifichi se, a distanza di anni, le soluzioni trovate rispondono ancora a quelle finalità o hanno generato paradossi”.
Che qualcosa non funzioni, fanno notare Orsenigo, Fanetti, Lissi e Guarisco, “lo dimostra il fatto che anche quest’anno il Comune di Como deve destinare 3.200 euro per rimborsare al Comune di San Fermo della Battaglia l’onere di dover acquistare registri e moduli per nascite e morti che avverranno al Sant’Anna, quando la presenza dell’ospedale e la gestione del parcheggio portano nelle casse comunali di San Fermo un milione di euro ogni anno”.
Per gli esponenti del Pd “l’accordo originario sul Sant’Anna era finalizzato a costruire il nuovo ospedale: se qualcuno ha pensato che servisse a impadronirsi di una miniera di diamanti, riteniamo nostro dovere dire che si è sbagliato e che bisogna rimettere le cose in ordine. Se oggi ci siamo resi conto che quell’accordo tra amministrazioni non tutela l’interesse generale, può essere ridiscusso. Ma a fronte di una simile ovvietà, la maggioranza di centrodestra e la Giunta Landriscina ci dicono che non bisogna disturbare e che la situazione va lasciata così com’è, tutta a favore di una singola amministrazione, tra l’altro di pari colore politico”. Peccato, chiosano i consiglieri dem, che, d’altra parte, “il capogruppo della Lega in consiglio comunale Ajani abbia presentato, in consiglio provinciale, un’analoga interpellanza che chiede, sulla nostra falsariga, d’intervenire. E nel contempo lui stesso, la Lega e il suo sindaco, in comune a Como, votano contro la medesima proposta. Appoggiati, per altro, anche da una parte della minoranza, i consiglieri della lista Rapinese, che si mettono a difendere una situazione indifendibile, forse perché non ci hanno pensato per primi e dunque per mero calcolo elettorale”.
"Il principio secondo cui basta una telecamera per tutelare bambini o Professori dalle violenze che, purtroppo, si verificano nel mondo scolastico è semplicistico e non fa i conti con la realtà.
La scuola Italiana non può essere trattata come un 'reality show'. Se Salvini ha bisogno di immagini da mettere sui social, può benissimo utilizzare quelle riprese durante le recenti manifestazioni fasciste, o quelle del Processo di Cantù, durante il quale sono stati sentenziati più di cento anni di condanne, nell’assordante silenzio del Ministro dell'Interno, che ha pensato bene di recarsi a Cantù solo per fare campagna elettorale senza mai esprimersi sulle recenti pronunce giudiziali.
Probabilmente nelle scuole superiori servono proiettori, progetti e attività formative mirate per illustrare ai ragazzi le conseguenze delle loro azioni e istruirli a diventare buoni cittadini, distanziandosi dall’”esempio” offerto da Ministri troppo impegnati a parlare di immigrati per concentrarsi sul contrasto alla mafia o sulla condanna delle manifestazioni fasciste.
Le telecamere, forse, servirebbero nei Ministeri, affinché tutti i cittadini potessero vedere coi loro occhi quanto lavora il loro Ministro dell’Interno e quanto tempo, invece, si protrae la sua permanenza sui social network.
Noi non siamo contrari alle telecamere a patto che siano utilizzate come strumento integrativo per la tutela di bambini, studenti e professori, non già come espediente per giustificare l’omessa erogazione di idonei percorsi formativi ed educativi.
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