"La cabina di regia sulle morti sul lavoro di regione Lombardia è un primo passo concreto nella giusta direzione. Avevamo sollevato il grave problema dell'assenza di controlli con una interrogazione qualche settimana fa. Bene che ci si sia mossi tempestivamente. Il problema però deve essere affrontato dal Consiglio regionale con una discussione ampia e articolata. Serve concretezza per trovare soluzioni a una piaga che dobbiamo estirpare", così Raffaele Erba commenta l'avvio in Lombardia di una cabina di regia sulle morti bianche.
Il Vice Presidente del Consiglio regionale Carlo Borghetti (PD) è intervenuto questo pomeriggio al seminario e corso di formazione per giornalisti “Dal Binario 21 ad Auschwitz. Il linguaggio dell’odio” che si è tenuto all’Auditorium dell’Università IULM di Milano, moderato dal giornalista Enrico Fedocci. Al centro dell’incontro, il racconto di Liliana Segre, testimone sopravvissuta alla Shoah, divenuta in questi giorni vittima di attacchi personali sui canali social.
Nel portare il saluto istituzionale al seminario di formazione, il Vice Presidente Borghetti ha espresso in apertura dei lavori a nome dell‘Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Lombardia la solidarietà alla Senatrice Segre. “Gli attacchi sconsiderati, gli insulti, che la senatrice è costretta ad affrontare, incentrati soprattutto su questioni come l’odio razziale, non devono capitare più – ha sottolineato Borghetti – . Si tratta di meschinità che non feriscono solo Lei personalmente, ma ognuno di noi”.
"Ambiente da salvare” è il titolo della mostra che verrà allestita dal 1 al 3 novembre presso l'Oratorio di Fabbrica Durini, in occasione della tradizionale festa della Castagnata.
La mostra ha per oggetto 3 territori che, secondo le associazioni ambientaliste della zona, meritano di essere salvaguardati:
- l'area naturalistica dello “Zoc del Peric”, la cui parte di mostra è curata dal Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”;
- la riserva naturale del Lago di Montorfano, il cui allestimento è realizzato dall'associazione L’Ontano;
- l'oasi ornitologica “Il Nibbio”, con mostra curata dall’omonima Fondazione.
La mostra è composta da fotografie e pannelli illustrativi, che spiegano gli aspetti ambientali, ovvero flora e fauna, delle tre aree naturalistiche.
Così il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, che ha coordinato l’organizzazione, presenta la mostra: “Su richiesta dell’Oratorio di Fabbrica Durini, abbiamo pensato di allestire una mostra all'interno del salone dell’oratorio, che rappresentasse le vicine aree naturali meritevoli di salvaguardia. Tra questi vi sono appunto lo “Zoc del Peric”, un’importante zona naturalistica posta al confine tra Alzate e Lurago d’Erba, che include al suo interno un’area umida in cui sono presenti molte specie di anfibi e uccelli. Quindi il lago di Montorfano, una riserva naturale bellissima, il cui specchio d'acqua e le cui sponde meritano una continua salvaguardia. Infine l’oasi ornitologica del Nibbio, a cavallo tra Arosio e Inverigo, in cui vengono censite e inanellate centinaia di specie di uccelli che sono sicuramente da tutelare. Proprio per far conoscere a tutti queste tre territori, invitiamo la popolazione, adulti e bambini, a visitare la mostra nei primi tre giorni di novembre”.
Come detto la mostra sarà visitabile presso il salone dell’Oratorio di Fabbrica Durini nelle giornate di venerdì 1, sabato 2, e domenica 3 novembre con i seguenti orari: dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. L’ingresso è libero.
Rojava, la tentazione è di farne una lettura congeniale alle nostre speranze.
C'è chi la vede come un sogno anarchico, come Barcellona del 1936, chi come il sottoscritto, che anarchico non è mai stato, è tentato di vederla come la Comune di Parigi... ma è altra cosa. Rojava è straordinariamente piantata nel nostro tempo: è universalista, ambientalista, femminista e comunitaria, in regioni dove tutto sembra imbarbarirsi. È entrata nella mente e nei cuori di persone in tutto il mondo, di tutte le idee e anche senza idee. Oggi Rojava, è un sacrificio e un lascito a tutta l'umanità. Ha parlato con il linguaggio di un Mondo da salvare... dalla guerra, dalle discriminazioni, dall'intolleranza.
E Rojava non nasce in Siria e non morirà in Siria.
Viene dal passato che nessuno ricorda e dal retroterra della lunga lotta di 15 milioni di curdi di Turchia, del PKK, dal suo dibattito interno e dalla sua maturazione nel corso degli anni. Una lotta di decenni non solo armata e per l'autodeterminazione, ma una rivoluzione culturale, emancipatoria di donne e uomini. Fatta anche di politica, fatta di partecipazione alle elezioni, in 20 anni 15 partiti curdi sciolti e ricostruiti. E di governo di grandi città come Dyarbakir, Batman, Van. E tutto ciò in mezzo ad una guerra tremenda, senza incrudelirsi. L'odio per i curdi e per tutte le realtà diverse è invece radicato nel DNA dei turchi. Non c'era allora il Sultano Erdogan; c'erano i governi turchi, fascisti, golpisti e… laici. Che in 10 anni, dall'83 al '93, avevano ucciso più di 30000 persone, incarcerato e torturato altre migliaia, bruciato 3000 villaggi e provocato tre milioni di profughi, nel silenzio dei democratici europei. Una guerra desaparecida per la stampa internazionale che sapeva e taceva. E con l'Italia che consegnava nel disinteresse generale Ocalan al carcere a vita.
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