Il consiglio comunale di Como ha bocciato, a maggioranza, la stazione unica per la gestione degli appalti sopra i 20mila euro assieme all’amministrazione provinciale. I favorevoli sono stati 12, ma non sono bastati: i 16 contrari hanno impedito alla delibera della Giunta Landriscina di proseguire il suo iter. Tra questi, i tre consiglieri comunali del Pd: “Noi siamo consiglieri del capoluogo e per questo ci siamo chiesti qual è l’interesse della città – spiegano il capogruppo Stefano Fanetti e il collega Gabriele Guarisco, contrari assieme a Patrizia Lissi –. A noi risulta che l’Ufficio gare del Comune, riorganizzato recentemente poco prima della fine del mandato Lucini, stia lavorando bene, così come l’Ufficio provinciale: la proposta della Giunta Landriscina non interveniva sulla fase dove per noi attualmente si fa più fatica, cioè quella progettuale, e rischiava di privare il Comune di 8 risorse che con i 5 colleghi della Provincia avrebbero dovuto occuparsi di 84 comuni”.
Oltre tutto, fanno presente i due consiglieri Pd, “a fronte dei nostri dubbi argomentati, sindaco e assessore non ci hanno risposto nel merito. Ma questo non ci stupisce più di tanto: tra insipienza e incapacità amministrativa, non otteniamo mai delle spiegazioni alle nostre richieste legittime. Quello che, invece, abbiamo visto è stato un sindaco che si rivolge con tono minaccioso alla sua maggioranza, ma lui, di suo, non prende una decisione, né un’iniziativa. Dice che non vuole tirare a campare, ma poi è nell’immobilismo assoluto”.
E la stoccata viene anche da Tommaso Legnani, segretario cittadino del Pd: “Il ruolo della città capoluogo si difende, in primis, facendone gli interessi. Perciò, se a ben vedere, Como non ha bisogno della stazione unica degli appalti, per noi non è necessaria. Invece, l’altra sera sono stati chiari due aspetti: il sindaco è incapace di valorizzare il ruolo del Comune capoluogo ed è sempre più evidente la spaccatura nella maggioranza di centrodestra a un anno dalle elezioni”.
Il sindaco di Cantù che decade, il consiglio comunale di Como che si spacca: per Angelo Orsenigo, segretario provinciale del Pd, “è in atto una vera e propria crisi nel centrodestra comasco e questi sono i due casi più eclatanti”. Forse nemmeno tanto inaspettati perché “la situazione che si è creata, nella sola giornata di ieri, nel capoluogo e nel comune capofila del canturino, è solo l’apice di una serie di difficoltà nei comuni amministrati da loro”, aggiunge Orsenigo. Se su Cantù, infatti, “si attendeva praticamente dall’insediamento di capire cosa sarebbe successo alla nuova amministrazione comunale, a Como ieri sera, sul voto alla centrale unica degli appalti, si è visto chiaramente che la Giunta scricchiola e i segnali erano già stati tanti. Forse è colpa del fatto che a Roma ormai Lega, Forza Italia e Fdi sono contrapposti. Oppure, è proprio un problema locale. Fatto è che due grossi centri della nostra provincia si ritrovano in grandi difficoltà e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”, conclude il segretario Pd.
allegato documento ufficiale
Verni (M5S Lombardia). Fanghi in agricoltura: mancano le linee guida della Regione per i Comuni
La Giunta regionale della Lombardia ha risposto a un’interrogazione del Consigliere regionale del M5S Lombardia Simone Verni sull’emissione delle linee guida per l’uso dei fanghi in agricoltura.
L’interrogazione chiedeva: “Se Regione Lombardia, intenda attuare quanto sancito dalla DCR X/1548 Mozione n. 811"Linee guida per i comuni per l'impiego dei fertilizzanti sui suoli, in particolare in merito allo spandimento dei fanghi di depurazione", approvata all'unanimità dalle Commissioni VI "Ambiente e Protezione Civile" e VIII "Agricoltura, Foreste e Parchi" in sede deliberante il 27/6/2017 e predisporre, le linee guida finalizzate a fornire un supporto tecnico ai Comuni per l'adozione di un regolamento che disciplini le modalità di utilizzazione agronomica dei fanghi di depurazione e dei gessi di defecazione affinché i criteri e le modalità siano omogenei su tutto il territorio lombardo”, per garantire una maggiore salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini.
La giunta ha dato una lunga risposta riassumendo per sommi capi la normativa vigente (nazionale e regionale) e l’attività fatta da Regione Lombardia comunicando di aver inviato all’ANCI, nel febbraio 2018 (Giunta Maroni), una sorta di circolare riepilogativa.
Per Verni: “La risposta è totalmente insoddisfacente. Non avevamo chiesto sette minuti di riassuntino di quello che aveva ha fatto la Giunta regionale fin qui. Abbiamo chiesto di dare applicazione a una mozione approvata dal Consiglio regionale. La Regione Lombardia non ha ancora emanato le linee guida per i Comuni ma si è limitata ad una circolare. Il tema delle linee guida oltre a dare un valido e concreto supporto ai Comuni e ad uniformare la gestione di fanghi in tutto il territorio lombardo, metterebbe al riparo i Comuni da errori e/o ricorsi al TAR e molti Comuni, spaventati da ciò, attendono l’emissione di tali linee guida. Non è chiaro il perché la Giunta non dia seguito alla Mozione se è per mancanza di volontà o per limitata capacità! La giunta deve attuare la mozione, non siamo in una bocciofila, ma in un’Assemblea eletta da oltre 10 milioni di cittadini e la Giunta applicare una mozione votata dal Consiglio regionale, perché non è un’opinione, né una richiesta di un favore!”.
Il Consiglio regionale ha reinviato alla Commissione regionale competente la discussione sulla mozione tesa alla riorganizzazione della navigazione dei laghi. Il M5S Lombardia aveva depositato un emendamento alla mozione, che ripresenterà in Commissione, che chiedeva uno studio generale dettagliato sulla mobilità lacustre in Lombardia.
Per Raffaele Erba, consigliere regionale del M5S Lombardia, “prima di qualsiasi iniziativa è necessario capire quali soluzioni e quali sviluppi possono esserci nell’ambito della navigazione lacustre.
Lo studio deve avere caratteristiche innovative e guardare alla mobilità sui laghi come una alternativa che può ridurre il traffico veicolare. Orari, coincidenze, biglietterie, carenze infrastrutturali, problematiche e mezzi ibridi o elettrici. Nulla va lasciato al caso per potenziare un servizio che può rappresentare un cambio di passo nel trasporto pubblico e nella tutela dei nostri territori. Ovviamente lo studio dovrà coinvolgere università, giovani e il territorio, che deve essere parte attiva nel processo politico-decisionale”.
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