“Il nostro Paese e tutti noi siamo chiamati a cambiare stile di vita. Stiamo vivendo con grande disagio l’impatto di questa infezione; nell’applicazione del decreto l’Arci è costretta a chiudere i circoli senza neanche essere considerato un settore economico danneggiato”. Lo dichiara Francesca Chiavacci, presidente dell’Arci nazionale, commentando l’applicazione del decreto emanato ieri dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
in allegato documento ufficiale
Per la prima volta, in quasi cinque anni, ci vediamo costrette/i ad annullare la marcia del primo giovedì del mese, in ottemperanza all'ordinanza della regione Lombardia in merito alle misure atte a contenere la diffusione del cd "Coronavirus".
Non vogliamo, però, smettere di marciare, seppure nella piazza virtuale, così vi chiediamo di POSTARE QUI, GIOVEDI' 5 MARZO, una vostra foto con in mano un cartello con un messaggio coerente con la richiesta di verità e giustizia della Marcia dei Nuovi Desaparecidos insieme al hashtag #milanosenzafrontiere.
Mentre nel turbinio di notizie, spesso fra loro contraddittorie, sulla diffusione e pericolosità del Coronavirus, ciascuno di noi cerca di affrontare l’epidemia come meglio riesce, qualcuno sui mercati finanziari sta scommettendo cifre importanti sulla salute individuale e collettiva. Sembra incredibile, ma in un sistema che cerca di mettere a valore finanziario l’intera vita delle persone, anche il Coronavirus rientra nella macabra contabilità dei guadagni e delle perdite.
L’emergenza coronavirus ha mostrato l’importanza per il paese dell’esistenza di un sistema sanitario pubblico garante della tutela della salute per tutte le cittadine e tutti i cittadini. La grande professionalità e la dedizione con cui il personale si è prodigato nelle attività di cura e prevenzione molto, al di là dei propri obblighi contrattuali, è il cuore di una cultura del Pubblico che ha resistito a tutti i tentativi di smantellarlo e fa onore al Paese.
Poco più di tre anni fa, il 27 febbraio 2017, Youssouf Diakite, giovane proveniente dal Mali, moriva fulminato dall’alta tensione sopra il tetto di un treno in viaggio tra l’Italia e la Svizzera, alla ricerca della meta del suo progetto di vita. Como senza frontiere cerca di mantenere viva la memoria delle vittime delle migrazioni, colpevolmente rimosse dalla ricca Fortezza Europa, e a quella di Youssouf abbiamo dedicato un’attenzione particolare.
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