Palestina – Israele. Non c’è oasi in cui nascondersi se tutto intorno è odio. Il Coordinamento provinciale di Sel di Como vuole rompere il muro di silenzio su quanto sta succedendo in Palestina e in Israele e partecipa alla Marcia per la Pace domenica 19 gennaio a Mariano Comense (ritrovo alle 15 in Largo Alpini) dove è prevista la testimonianza dei pacifisti di Nevé Shalom – Wahat as-Salam.
Le trattative che gli Usa stanno conducendo, con la mediazione di Kerry, − per mettere fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi (iniziata dal 1967) e la creazione dello Stato Palestinese indipendente e sovrano con Gerusalemme Est capitale, che possa vivere in pace e sicurezza accanto allo Stato d’Israele − hanno recentemente subito l’ennesima battuta di arresto. La Missione Diplomatica Palestinese in Italia il 16 gennaio 2014 ha affermato che gli ostacoli che determinano la crisi nella trattativa sono: la crescita degli insediamenti colonici, la domanda di riconoscimento dell’ebraicità dello Stato di Israele (abitato da ebrei e da una minoranza araba che supera il 20% della popolazione totale), la negazione del diritto al ritorno dei profughi, l’esclusione di Gerusalemme dal negoziato e la recente richiesta di mantenere l’esercito isreliano sui confini giordano-palestinesi nella Valle del Giordano (su una superficie di 300 chilometri quadrati, di poco inferiore a quella della Striscia di Gaza).
A Italia, Gran Bretagna, Francia e Spagna che hanno convocato gli ambasciatori israeliani per contestare il recente annuncio da parte di Israele di voler costruire ulteriori insediamenti (1.400 nuove abitazioni in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, dove vivono già oltre 500.000 coloni israeliani) nei territori occupati che dovrebbero far parte del futuro Stato di Palestina, il 17 gennaio Israele ha risposto convocando i loro rappresentanti diplomatici per protestare contro la presa di posizione che il ministro degli Esteri ha definito "di parte" a favore dei palestinesi.
Sel è dalla parte della Pace e dei diritti dei popoli e condivide il punto di vista di Edward W. Said l’intellettuale palestinese che ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti che diceva: «Se ognuno/ a di noi cercasse in un modo o nell'altro di aprirsi un varco nel silenzio ufficiale e dei media – una lettera al direttore, una telefonata a una stazione radio o a una televisione, l'organizzazione di gruppi che facciano sistematicamente e collettivamente questo tipo di attività – ecco che il nostro tentativo di liberazione prenderebbe il via, un tentativo minuscolo e addirittura ridicolo nella sua modestia, è vero, ma certo assai migliore della passività e del silenzio collettivi».
A rompere il silenzio sulla realtà palestinese contribuisce l’azione di Laura Boldrini che, dopo la visita in Israele del 14 e del 15 gennaio 2014, in evidente discontinuità con la linea mantenuta negli ultimi anni dai rappresentanti delle istituzioni italiane, si è recata in Cisgiordania e, il 16 gennaio, nella Striscia di Gaza, per rendersi conto della condizione di oltre un milione e mezzo di palestinesi, colpiti dal blocco israeliano ed egiziano, aggravata ulteriormente dalle alluvioni di dicembre. La presidente della Camera ha dichiarato al ritorno in Italia: «La strada per la pace è lo sviluppo, cioè lasciare alle persone la possibilità di lavorare, svolgere attività, muoversi ed avere un futuro. Quando non c’è risentimento è più facile riconoscere l’altro, cedere qualcosa. Se invece la vita è un percorso ad ostacoli tutto è più difficile e si carica di rancore. Come ho detto al Tempio italiano a Gerusalemme e a Gaza bisogna ascoltare le ragioni dell’altro, avere umiltà, mettersi nei panni del prossimo, gestire meglio i propri sentimenti».
Anche Moni Ovadia è impegnato a rompere il silenzio e ha parlato della difficoltà che gli ebrei hanno nella percezione di quanto avviene nella Terra del latte e del miele. Uscendo dalla Comunità ebraica di Milano, a novembre 2013, ha detto: «Un corto circuito della sensibilità fa sì che molti ebrei leggano e non ascoltino, guardino e non vedano. Per questo malfunzionamento delle sinapsi della giustizia, i palestinesi non vengono percepiti come oppressi, i loro diritti come sacrosanti, la loro oppressione innegabile».
Sel condivide l’analisi del premio Nobel per la Pace, Nelson Mandela: «L’apartheid è un crimine contro l’umanità. Israele ha privato milioni di palestinesi della loro proprietà e della loro libertà. Ha perpetuato un sistema di gravi discriminazione razziale e disuguaglianza. Ha sistematicamente incarcerato e torturato migliaia di palestinesi, contro tutte le regole della legge internazionale. In particolare, esso ha sferrato una guerra contro una popolazione civile, compresi i bambini».
A Nevé Shalom – Wahat as-Salam, Oasi di Pace, il nome del villaggio creato congiuntamente da ebrei e arabi palestinesi, tutti cittadini di Israele, nel 1969 si educa alla pace. Ma non c’è oasi di pace in cui nascondersi se tutto intorno è odio.
Celeste Grossi, Coordinamento provinciale Sel Como