Sulle piantine di verza, sul rabarbaro, sui trapianti di pomodoro,sui ravanelli , sui fiori dell’iris. Piove, fa più caldo, da tempo la Bega non ha predatori naturali: gli orbettini spariti dopo la costruzione dei condomini del cazzo semivuoti qui di fronte, rospi mai visti, ricci imborghesiti che ormai preferiscono le crocchette dei gatti del vicinato merli fighetti a dieta che con due sono pieni.
Qualcuno mi dice : sterminale col veleno, butta i granelli blu e le ammazzi tutte e fai prima! Già, e quanti chili di veleno dovrei usare, e quanti altri animali rischierei di ammazzare avvelenando il loro cibo?
Mai! Non sarò mai come la Bega ( infestante ). Ho sempre usato le trappole di birra., funzionano bene ma quest’ anno non bastano. E allora mi tocca, ci tocca ....con metodo e costanza.
All’ alba e al tramonto le raccolgo una ad una, con le dita infarinate di cenere di legna per poterle afferrare senza invischiarmi nel loro muco. Una ad una? Ma così non finisci più , mi dicono i soliti sterminatori. Ed io :“ mica devo morire domani!”. Poi le neutralizzo soffocandole con la cenere come da foto. Domani, saranno ormai secche, e diventeranno ottimo concime. La lotta alla Bega richiederà fatica, impegno e presenza costanti. Attenzione , presenza sul territorio, condivisione di strumenti. CONTRO IL DILAGARE DELLA BEGA.