Luca Tornadù - Siamo a cavallo tra la giornata mondiale della Poesia e la giornata mondiale dell’Acqua. Potrebbero sembrare due argomenti distanti tra loro, con pochi punti di contatto, anche se già nel Trecento il Petrarca traeva spunto proprio dall’acqua per elaborare uno dei suoi componimenti più conosciuti. Possiamo invece trovare un punto di contatto di rilievo nell’importanza e la necessità di tutela dei Beni comuni. Cosa sono per noi i Beni comuni e cosa significano nel 2021?
I Beni comuni sono per definizione ormai condivisa costituiti da quel patrimonio che appartiene a ciascuno di noi senza esserne una proprietà esclusiva, ne abbiamo molti esempi: l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo o con cui ci laviamo, i parchi, un lago, il mare, gli animali, le foreste, le montagne, ma anche beni immateriali come l'istruzione, la sanità, la cultura.
La nostra cultura contemporanea, non solo occidentale ma a livello globale, ha introdotto una svilizzazione dei Beni comuni, che diventano beni di nessuno; ne abbiamo l’esempio più evidente pensando alla sporcizia delle nostre strade, che molti pedoni ed automobilisti prendono per delle pattumiere a cielo aperto. Suolo pubblico, suolo di nessuno.
A questo aggiungiamo la mitologia, purtroppo a volte fondata, della incapacità e burocrazia della gestione pubblica; infine siamo riusciti a relegare la solidarietà umana e la solidarietà tra l’umanità e il pianeta ad una semplificazione da buonisti come si usa dire, cioè a sentimentalismo da nostalgici o da utopisti.
Così questi nostri beni comuni raramente sono tutelati come dovrebbero e siamo sottomessi alla visione che non può essere che il privato a far funzionare bene le cose; certo, veniamo da decenni di mala gestione dello stato e con una pubblica amministrazione farraginosa, originata dalla incompetenza, dall’ideologia, dalla corruzione e dalla malafede della nostra classe politica: questo è indubbiamente un fattore che pesa a sfavore della gestione pubblica e della valorizzazione dei beni pubblici.
Abbiamo assistito negli ultimi decenni alla privatizzazione sfrenata di tutto quanto che dal pubblico poteva essere spostato verso una gestione dei privati: acqua, case, suolo, energia, istruzione ..... sanità! Quante ne abbiamo viste, sempre di più, sempre più svendite per fare cassa e ripianare in tal modo il debito pubblico.
Ecco, siamo arrivati alla sanità! Quanto ce ne siamo accorti quest'anno di quanto sia importante la sanità pubblica? Se ci informeremo bene capiremo quanti posti letto sono stati persi negli anni, quanto personale, quante strutture, i dirigenti sanitari scelti solo per le loro appartenenze politiche e premiati per le cosiddette capacità manageriali, non per quelle sanitarie, le università a numero chiuso ed i medici in pensione non rimpiazzati, le lunghe liste di attesa per le prestazioni pubbliche, la scarsa valorizzazione delle persone che lavorano in questo settore (per non parlare della scuola!). E probabilmente una riflessione approfondita ci porterà ad accorgerci che questo tipo di impostazione non è solo di una parte politica e che anche chi adesso critica non si è mosso su linee diverse quando governava. Abbiamo vissuto un lungo periodo indottrinati dal mito delle privatizzazioni, sposato da tutte o quasi le forze politiche.
Non si tratta di disfattismo o qualunquismo, ma di prendere atto che la visione liberista è dominante ed indiscussa e che i risultati a cui porta sono sotto i nostri occhi.
Sanità bene comune da apprezzare, difendere, tutelare, promuovere, proprio come gli altri Beni comuni elencati in precedenza e che non sono considerati importanti se non, a volte, a parole, perché non sono produttivi economicamente oppure vengono visti solo come un costo. Il tarlo della nostra società è l'economia, tutto si misura dal suo corrispettivo economico, che tristezza. E' il discorso per cui nel PIL entra tutto, comprese le industrie produttrici di armi o gli affari illeciti. È questo indice strettamente economico che ci può dire veramente se le cose stanno funzionando bene e se la nostra società è sana e vitale?
Ed anche le rare volte in cui siamo chiamati ad esprimerci su questi temi, come nel caso dei referendum sull'Acqua bene comune del 2011, l'indicazione che esce è ben chiara in favore di questi Beni comuni, ma poi ampiamente disattesa dai "nostri" decisori politici che sono ancorati alla visione liberista, per cui a distanza di dieci anni ancora si cerca di ottenere l’applicazione di quanto sembrerebbe normale. Firmiamo la petizione del Forum Italiano dei movimenti per l’acqua!
Tutti questi ragionamenti per far emergere l'importanza ed allo stesso tempo la poca attenzione a livello politico riguardo il ruolo cruciale dei beni comuni.
Cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo per invertire la rotta?
Mentalità, cultura, modelli, possiamo chiamarli come vogliamo.
So che ho la responsabilità del mio pensiero e delle mie azioni. Cerchiamo di vigilare e superare l’abitudine al mondo in cui siamo immersi.
La responsabilità individuale è la chiave che può aiutarci ad aprire molte porte.
Prima di approfondire questo aspetto apriamo una parentesi dedicata alla pandemia in cui siamo immersi da oltre un anno. Da dove arriva la situazione che stiamo vivendo e di conseguenza come uscirne?
Penso che molti di voi avranno letto che il virus del Covid probabilmente ci è stato trasmesso con un salto di specie, il cosiddetto spillover, partendo da pipistrelli o pangolini; le ultime epidemie/pandemie hanno tutte avuto origini simili: influenza aviaria, Sars suina, Ebola, Aids. Di queste epidemie tre sono da coronavirus in meno di vent'anni.
La vicinanza eccessiva ad animali selvatici o di allevamento (intensivo), che sono i vettori abituali di questi virus, fa sì che aumentino le probabilità di questo salto di specie, almeno questa è una delle teorie più quotate e molto sensate; vicinanza che ai giorni nostri diventa più frequente e che gli spostamenti umani (eccessivi) contribuiscono a trasformare in un pericolo globale.
Vicinanza che è frutto di vari fattori concomitanti: sfruttamento del territorio, sovrappopolazione, cambiamenti climatici. Se mettiamo insieme questi elementi e cerchiamo di trovare una sintesi sembra che molto ci conduca al rapporto tra uomo e ambiente, intendendo come ambiente tutto l'ecosistema, gli elementi del paesaggio ed anche gli esseri viventi qui presenti.
Le attività umane provocano cambiamenti climatici, sconvolgimenti nel territorio, sfruttamento dei sistemi, animali sempre più obbligati a starci vicini, virus che trovano più facilmente la strada verso un ospite numeroso e che si sposta tanto, un vettore perfetto di diffusione.
Il rapporto tra uomo e ambiente che diventa elemento cruciale in negativo quindi, che si somma all'altro elemento negativo introdotto in precedenza, lo svilimento dei beni comuni, in particolare a questo proposito cultura, istruzione, sanità. La combinazione di questi due fattori negativi non si somma, ma si moltiplica ed ottiene un effetto devastante, tanto devastante da farci attendere con ansia che si metta a punto il o i nuovi vaccini, visti come l'unica ancora di salvezza che ci può mettere al sicuro dal virus.
Il vaccino ci potrà aiutare forse contro questo coronavirus, stra-arricchendo qualche azienda farmaceutica, ma se non sapremo trarre insegnamento da questa tragedia inaspettata (per noi) tra qualche anno ci troveremo a fronteggiare un altro virus, e poi un altro magari ancora peggiore, una continua rincorsa in cui partiremo sempre svantaggiati, curando i sintomi ma non le cause.
Allora concentriamoci su cosa si può fare come prevenzione, per evitare che questa tristissima esperienza si possa ripetere.
Torniamo così al discorso della responsabilità individuale, che abbiamo avuto modo di sottolineare come associazione da parecchio tempo ormai, che ha così tante ricadute su noi e chi ci circonda da essere davvero un motore di potenza esagerata.
La responsabilità, la capacità di scegliere in modo critico, che è nostra capacità tipica se lo vogliamo, può essere esercitata al meglio quando ci sono stati dei passaggi in precedenza, altrimenti possiamo fare dei tentativi ma senza le basi solide, oppure peggio ancora non troviamo il tempo per pensare e prendiamo delle decisioni senza neanche rendercene conto o senza pensarci sopra.
Per basi solide intendo l'informazione, la conoscenza, la cultura. Dobbiamo cercare di documentarci, di non fermarci solo ai titoli delle notizie ma di spendere del tempo per approfondire, leggere, ascoltare opinioni diverse tra loro, confrontare diverse fonti e cercare di capire chi ci fa perdere tempo, chi ci fornisce la sua versione per convincerci di un film che gli fa comodo, chi cerca di essere obiettivo e ci può aiutare. Troveremo più sintonia con alcune fonti, in base anche alla nostra sensibilità personale, ma dobbiamo fare questo sforzo. Lo dobbiamo innanzitutto a noi stessi ed alla nostra intelligenza.
Quindi più ci saremo informati, avremo letto, avremo ascoltato, ci saremo confrontati, avremo cercato, avremo discusso senza fissarsi in un’idea preconcetta tanto più saremo in grado di comprendere e accettare le complessità, o se non altro potremo capire che certi argomenti sono complessi e non semplici e lineari come a volte qualcuno ce li dipinge.
Davanti quindi al disastro covid, al disastro ambientale in corso, alla svendita dei beni comuni possiamo cercare di cogliere i nessi esistenti, i rapporti di causa-effetto, le tante espressioni di uno stesso problema di fondo; io credo che uno dei nostri grossi guai sia quello di avere accettato e fatto nostro supinamente che gli elementi più importanti che regolano la nostra società debbano essere l'economia e la finanza e che tutto il resto venga in secondo piano. Credo quindi che da questo postulato su cui si fonda la cultura contemporanea derivi poi una buona parte dei problemi che ci colpiscono.
Non lo abbiamo scelto noi ma è così e non pensarci non aiuta, anzi.
Il mio ragionamento conseguente è che vorrei riuscire a svincolarmi da questa mentalità dominante, che vorrei togliermi questo velo che distorce la realtà e le priorità per tentare di capire quali sono i punti davvero importanti e quindi concentrare lì i miei sforzi di persona libera da condizionamenti, in cerca della verità e della felicità, per me, per quelli che mi circondano e per la Terra, intesa come tutto l'insieme inanimato ed animato che ci fa compagnia.
Cercare di capire ad esempio perché i Beni comuni non sono riconosciuti nel loro valore, chi si avvantaggia di questo pensiero e chi lo propone, io cosa ne penso e soprattutto io cosa posso fare concretamente per cambiare direzione, se ritengo che sia importante.
Cercherò di capire innanzitutto come posso fare io a invertire la mia rotta, a remare "in direzione ostinata e contraria" rispetto all'onda che domina e che non voglio assecondare rinunciando alla mia capacità critica. Non vorrei restare con il pensiero di non avere fatto quello che invece era in mio potere e la prima cosa che è in mio potere è quella di lavorare su me stesso, "sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo": ciascuno di noi non può certo avere la presunzione di cambiare il mondo, è già da molti anni che ho abbandonato questo pensiero di poter vedere chissà quali cambiamenti rispetto a quanto vedo e non mi piace. Ciascuno di noi però può tentare di cambiare sé stesso, di migliorarsi, di crescere e tanti piccoli cambiamenti possono generare molto lentamente dei cambiamenti di pensiero, di cultura, perché è di questo che abbiamo bisogno.
Potrò cercare di rimettere al centro dei miei valori, di quello che conta per me, le relazioni e dedicare loro tempo ed energie, relazioni sane e non viziate dall'interesse. Potrò trovare il tempo per crescere, per conoscere, per leggere, per ascoltare, per approfondire, per la bellezza, per la poesia e per quanto mi appassiona. Potrò cercare di muovermi consapevolmente nelle scelte che la vita ci presenta, anche nelle cose che possono sembrare più banali, a partire dalla riflessione su cosa ci è veramente necessario in questa enorme offerta di beni che ci fa apparire tutto come indispensabile per il nostro benessere. Magari a partire da una riflessione sulla sobrietà, accompagnati da Francesco Gesualdi.
Negli acquisti di alimenti e altri prodotti che comunque ci sono necessari, spesso potremmo accorgerci che la scelta non è solo tra una marca e l'altra e che il costo, per quanto importante, non è tutto ed anzi, spesso quello che per noi sembra un affare nasconde delle storie tristi.
Dato che viviamo in una società che pone sul podio dei propri valori l'economia e la finanza, possiamo cercare di scardinare queste fondamenta della società per proporre un nuovo paradigma; l'uso responsabile dei nostri risparmi è un altro dei punti più importanti da considerare. Anche in questo caso se ci fosse più trasparenza e conoscessimo bene cosa si nasconde dietro gli investimenti allettanti che ci vengono proposti, probabilmente faremmo scelte diverse e non accetteremmo di sporcarci le mani e renderci complici di azioni che non sono nostre, che non ci appartengono.
Informarsi è la base per provare dei percorsi diversi da quelli che ci stanno conducendo su una strada pericolosa, percorsi che però ci possono dare la soddisfazione di essere i veri autori delle nostre scelte.
L’associazione Scelte Possibili, nel suo piccolo, spero possa continuare a svolgere questa funzione di fornire spunti di riflessione e di crescita.