Le Acli di Como, a fronte della rilevazione dei dati relativa al COVID-19, denunciano con sgomento la mancata organizzazione, nonché i notevoli ritardi della gestione delle vaccinazioni nella provincia di Como che ha causato disagi, malumori, scompigli. “La nostra preoccupazione, - afferma il Presidente Emanuele Cantaluppi - è rivolta in particolare agli anziani ed a quelle categorie di cittadini che rivestono condizioni di maggior fragilità, in quanto, in un momento già critico per la presenza della terza ondata del virus, si sperava in una vaccinazione rapida, come promessa.
Invece, i cittadini comaschi si sono dovuti confrontare con un sistema di prenotazioni in tilt, con convocazioni mai arrivate o appuntamenti dati a chilometri di distanza, avendo davanti una finestra di dati che rileva la Lombardia prima in Italia per numero di decessi, e con la percentuale di dosi di vaccino somministrate sul totale di quelle consegnate, tra gli ultimi posti “.Defezioni, confusione e disorganizzazione che rischiano di avere tre gravi conseguenze: incertezza e stress per persone di oltre 80 anni e i loro parenti. Possibile spreco di dosi che rimangono inutilizzare a fine giornata. Tempi ed energie sciupate per Medici e infermieri pronti a vaccinare da tempo e costretti a rivedere i loro programmi.”. Consapevoli della complessità della gestione della campagna vaccinale, a partire dal suo approvvigionamento, dalla conservazione, al trasporto, perché la catena funzioni, occorre togliere gli incagli burocratici, snellire e facilitare i percorsi territoriali e le vie preferenziali per una vaccinazione che deve svolgersi rapidamente, e diventare, dal Governo ai Comuni, il solo obiettivo dei prossimi mesi, la sola condizione per risollevare gli umori della popolazione e l’economia, sempre più sofferente. Le Acli di Como, a fronte dei ripetuti errori che hanno causato disservizi alla popolazione legati all’organizzazione del sistema vaccinale, in particolare anziani e fragili, chiedono chiarezza e assunzione di responsabilità da parte di Regione Lombardia e di ATS INSUBRIA, che continua a rivendicare la bontà o, di più, “l’eccellenza” del sistema sanitario lombardo.
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